Bambini in guerra: 5 fattori che provocano il disagio psicologico

24 milioni di bambini che vivono in zone di guerra dichiarano di soffrire di gravi disagi psicologici. I bombardamenti, gli attacchi aerei e ogni altro tipo di violenza ai quali sono purtroppo continuamente esposti, oltre a provocare effetti devastanti sul corpo, mettono a grave rischio anche la loro salute mentale. Leggi il nostro articolo “Ferite di guerre: le conseguenze sui bambini”.

5 fattori che provocano disagio psicologico ai bambini in guerra

Nel nostro ultimo rapporto “La strada verso la guarigione: supportare la salute mentale dei bambini nei conflitti” abbiamo individuato quali sono i fattori capaci di causare il malessere psicologico nei bambini in guerra. 

  • Assistere agli orrori e alla violenza del conflitto. Esperienze di questo tipo possono diventare tormenti e ossessioni, come accade per tanti bambini siriani terrorizzati dal rumore di ogni aereo.
  • Scarso accesso ai servizi di base e agli aiuti umanitari. Le guerre distruggono il tessuto sociale che dovrebbe supportare il sano sviluppo di ogni bambino (frequentare la scuola, avere a disposizione delle strutture sanitarie) e, purtroppo, sempre più spesso impediscono alle reti di sostegno di dare gli aiuti necessari in queste situazioni (come ad esempio le cure, il cibo, la protezione).
  • Violenze, abusi e sfruttamento. Inevitabilmente aumentano i rischi di essere vittima di violenze (sessuali, domestiche, di genere, bullismo), sfruttamento (lavoro minorile) e di essere arruolati in gruppi armati. Senza contare che iniquità e vulnerabilità già esistenti in periodi di pace si inaspriscono durante la guerra.
  • Paura del futuro. Il domani è incerto per i bambini in guerra e questo è fonte di stress e ansia. I pensieri che affollano le loro menti sono “la guerra potrebbe non finire”, “posso perdere i miei genitori”, “potrebbe non esserci più cibo”. La sovraesposizione allo stress e la prolungata attivazione del naturale sistema di risposta dell’organismo possono avere una serie di conseguenze negative sulla salute mentale dei minori, dalle quali riprendersi non è facile. 
  • Interruzione del sostegno e separazione dagli operatori. Lo sviluppo sociale e emotivo di ogni bambino è legato a una presenza costante e attenta degli adulti. Oltre ad essere separati dai propri familiari o, nei casi peggiori, rimanere orfani, c’è il rischio che i bambini possano essere “abbandonati” anche dagli operatori umanitari per interruzione delle attività della rete di sostegno oppure per problemi psicologici degli stessi. Infatti, in situazioni del genere anche gli operatori possono subirne le terribili conseguenze, pregiudicando così la capacità di fornire l’adeguata assistenza al bambino. Così i minori si ritrovano soli, sofferenti e esposti ancor di più ai rischi di sfruttamento, rapimento e/o arruolamento nei corpi armati.
     

I disturbi e il malessere psicologico provocati da questi fattori possono influenzare lo sviluppo e il comportamento dei bambini, oltre che il benessere generale, e se non adeguatamente trattati in tempo rischiano di diventare problemi permanenti, "ferite" difficilmente rimarginabili in età adulta.
Per questo, con i nostri interventi sul campo cerchiamo di intervenire il prima possibile garantendo cure, protezione e sicurezza.


Le testimonianze dei bambini in guerra


“Tutto è stato distrutto. Ogni volta che vedo un aeroplano penso che ci stia per colpire. Sono molto spaventato… il mio cuore è spaventato”. 
Sammy, 12 anni, Iraq.


“La vita qui è dura. E ho tanti incubi riguardo a tutto quello che ho visto il giorno che abbiamo lasciato il villaggio”. 
Alia, 16 anni, Myanmar.


“Quando l’Isis ha preso il controllo della nostra città, gli scontri sono peggiorati. Mi sentivo sempre stanca e stressata. Mi sento così tanto più grande della mia età a causa della guerra. Mi sento come una donna anziana anche se ho 16 anni”. 
Saafa, 16 anni, Siria.


Le parole di questi ragazzi, sono la dimostrazione che ci troviamo di fronte a situazione drammatiche alle quali bisogna far immediatamente fronte. Con la nostra campagna Stop the War on Children, chiediamo anche questo: che vengano promosse nuove e più forme di sostegno ai bambini che hanno subito gli orrori del conflitto. 
 

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