Denatalità in Italia: quattro proposte
Nella nuova edizione dell'Atlante dell'Infanzia abbiamo volute porre al centro la scuola, ma quando parliamo di scuola non possiamo evitare di considerare la grande rivoluzione che prende il nome di denatalità. In Italia i bambini e i ragazzi di oggi sono di meno e più soli, vivono in una società che continua a invecchiare e devono fare i conti con un crescente vuoto relazionale.
In cinquant’anni il rapporto di forza tra gli under 15 e gli over 65 si ribalta. Oggi ogni 100 bambini si contano 165 anziani, un dato altissimo rispetto alla media già alta dell’Unione Europea. Dal 2008 al 2016 in Italia è stata registrata una diminuzione delle nascite di oltre 100.000 unità, causata per tre quarti dalla riduzione del numero di donne in età riproduttiva e per un quarto dalla loro minore propensione ad avere figli. Un calo che ha avuto inizio nello scorso secolo: dal 1961 al 2017.
I dati ci mostrano una fotografia in cui è sempre più raro vedere i giovani, e sempre più spesso i nonni (o bisnonni): ci raccontano un paese che riesce ad assicurare ai propri cittadini una longevità che li contraddistingue a livello internazionale.
L’indice di vecchiaia descrive il rapporto tra la popolazione sopra i 65 anni e quella giovanile sotto i 15. Con un indice medio di oltre 165 anziani ogni 100 bambini 0-14 anni, l’Italia è diventato uno dei Paesi più vecchi al mondo.
Quali effetti ha avuto il declino demografico?
Gli scenari futuri sono già all’opera da tempo: piccoli centri, campagne, aree montane, caratterizzate dalla presenza di numeri piccolissimi di bambini e ragazzi in età scolare, dall’aumento delle persone anziane, dal contemporaneo arretramento dei servizi pubblici, con la conseguente chiusura o accorpamento delle scuole.
È necessario lo sforzo collettivo delle istituzioni per invertire una tendenza che ha prodotto profondi cambiamenti nella società, ripercuotendosi in modo negativo su molti aspetti della vita dei bambini, dalla scuola alla frammentazione famigliare.
È indispensabile e inderogabile l’avvio di:
- un piano strutturale di sostegno alla genitorialità;
- mettere a punto una rete di cura per l’infanzia 0-6 anni del quale il nostro paese ha enormemente bisogno;
- definire strumenti di effettiva conciliazione di tempi di vita e di lavoro per le mamme;
- sostenere le famiglie che vivono in condizioni di povertà le quali, come dimostrano i dati, oggi subiscono un grave impoverimento con la nascita di un bambino.
Per saperne di più consulta il nostro Atlante dell'Infanzia (a rischio)