Essere diversi non significa essere un problema
Qualche giorno fa lo scrittore Antonio Dikele Distefano è venuto a trovarci qui, al gruppo di Torino SottoSopra, Moviemento Giovani per Save the Children.
È stato emozionante parlare con lui di immigrati, immigrazione, razzismo, discriminazione e molto altro.
Ci ha ascoltati e ci ha raccontato la sua esperienza e durante tutto il tempo trascorso insieme a noi, lo scrittore, ha avuto una chiacchierata interessante e aperta.
Ha spiegato a molti di noi come essere "diversi" non significa essere un problema e che la nazionalità non deve pregiudicare le nostre possibilità.
Un altro argomento molto sentito e acceso durante il dibattito è stato il pregiudizio, che è anche l'altro grosso problema con cui ogni immigrato si batte ogni giorno.
Avere determinate caratteristiche fisiche pregiudica il tuo mestiere e le tue capacità.
Antonio infatti è uno scrittore, italiano però nero e questo suscita molto stupore nella gente.
Oggi essere stranieri, o anche solo immigrati di seconda generazione, implica ancora essere discriminati. L'unica cosa che ci resta da fare è essere determinati e non smettere mai di credere che un giorno il cambiamento sarà possibile, che grazie ai nostri sforzi e alle nostre battaglie i nostri figli non saranno più discriminati perché sono bianchi o neri, musulmani o cristiani, africani o europei.
Inoltre il dibattito non era solo focalizzato sul problema di nazionalità, colore della pelle o aspetto fisico, abbiamo parlato anche della discriminazione economica.
Abbiamo riflettuto sul fatto che essere ricchi o poveri ti fa avere più o meno possibilità e che questa cosa per noi è un'ingiustizia imperdonabile.
Noi vogliamo poter laurearci pur non avendo le possibilità, vogliamo avere una casa di proprietà avendo anche un modesto lavoro e vogliamo non essere discriminati perché possediamo o non abbiamo un lavoro.