G20 e Global Education Summit: necessario un maggiore impegno per l’istruzione
“I Leader devono finanziare l’educazione per mantenere le promesse fatte a sostengo dell’istruzione delle ragazze .”
Nel fine settimana dell’11-13 giugno 2021, i Leader delle 7 più grandi economie del mondo si sono incontrati nel Regno Unito per affrontare alcune delle sfide globali più pressanti del nostro tempo. Dopo settimane di negoziazioni, i Paesi del G7 hanno adottato la "Girls' Education Declaration" che definisce due nuovi obiettivi globali:
- Garantire l’accesso all’istruzione per 40 milioni di ragazze in più;
- Assicurare che 20 milioni di ragazze in più siano in grado di leggere prima del compimento dei 10 anni, entro il 2026.
G7: l’impegno non sufficiente per rispondere alla crisi educativa
Tuttavia, a questo nuovo target ha fatto seguito un annuncio di impegno finanziario non adeguato a rispondere alla crisi educativa globale.
Il G7, che include i maggiori Paesi donatori al mondo, ha infatti annunciato un impegno collettivo di 2,7 miliardi di dollari per la Global Partnership for Education (GPE), un impegno insufficiente per rispondere ai bisogni educativi e al deficit di finanziamento del settore. Senza un finanziamento sostenibile per l’istruzione, infatti, la nuova Dichiarazione resterà una promessa vuota.
La nuova analisi di Save the Children stima che i bambini e le bambine nei Paesi a basso reddito hanno perso - a causa delle conseguenze date dalla pandemia da Covid-19 - il 66% di giorni di scuola in più rispetto ai loro coetanei nei Paesi più ricchi. Inoltre, in media, le bambine dei Paesi più poveri hanno perso il 22% in più del totale dei loro giorni di scuola rispetto ai bambini.
G20 e Global Education Summit: passare dalle parole ai fatti
Il Global Education Summit di luglio a Londra e il G20 Summit di ottobre a Roma sono due momenti importanti per i leader mondiali per passare dalle parole ai fatti. È fondamentale che mettano in campo un ambizioso pacchetto di finanziamenti - incluso un forte impegno a sostegno della Global Partnership for Education - affinché tutti i bambini e le bambine possano tornare a scuola in sicurezza, compresi i 258 milioni di bambini che non vi avevano accesso già prima della pandemia.
Le conseguenze dei giorni di scuola persi: le bambine sono le più colpite
Mentre i leader si godevano il mare, il rum al burro e marshmallows tostati sulla spiaggia della Cornovaglia, milioni di bambini e bambine che vivono nei luoghi più difficili del mondo hanno continuato a non poter accedere all’istruzione.
Secondo la nostra nuova analisi “COVID-19: kids in world’s poorest countries lost 66% more of lifetime at school than richer peers” a livello globale i bambini nei Paesi a basso reddito hanno perso fino al 20% dei loro giorni di scuola a causa della pandemia e in alcuni Paesi questo è aggravato anche dall’impatto dei conflitti.
Il trend mostra che la percentuale di giorni di scuola persi dalle ragazze è generalmente maggiore di quella dei ragazzi. Per esempio, in Guinea, i bambini hanno perso in media circa il 22% dei giorni di scuola: con i bambini che hanno perso in media il 15% dei loro giorni di scuola mentre per le bambine questo dato sale fino al 39%.
Si tratta probabilmente di dati sottostimati, poiché i dati globali disponibili non tengono conto di tutti i giorni di scuola persi durante le chiusure parziali del sistema scolastico. Inoltre, non tracciano l'accesso a forme di apprendimento a distanza, fattore che potrebbe aumenterebbe il divario tra i paesi ricchi e quelli a basso reddito.
La scuola non è solo un luogo dove imparare, ma un posto in cui stringere amicizie, accedere a un pasto sano e sentirsi al sicuro. Restare fuori dalla scuola può cambiare il corso della vita di una ragazza. Secondo il nostro report globale sull’impatto del Covid-19 per le bambine stimiamo un drammatico aumento dei matrimoni infantili a causa della pandemia, si prevede infatti un incremento di ulteriori 2,5 milioni di matrimoni in cinque anni.
Karina, 17 anni, dal Sud Sudan, dovrebbe essere in terza media, ma non ha potuto frequentare la scuola a causa della pandemia:
"La preoccupazione più grande è che le ragazze che non hanno frequentato la scuola... i loro genitori le costringono a sposarsi. Se ti costringono a sposarti, non avrai un'educazione migliore. La tua educazione si fermerà lì".
100 giorni di azione per l’educazione dei bambini
I bambini hanno parlato forte e chiaro. Questo mese, come parte della nostra campagna globale Save Our Education abbiamo dato il via a 100 Giorni di Azione con i nostri partner per sottolineare l'urgenza della crisi educativa e fare pressione su tutti i governi affinché finanzino l'istruzione. Solo nella prima settimana, 4.000 bambini da tutto il mondo si sono attivati in vista del summit del G7.
Stiamo facendo passi avanti per raggiungere l’obiettivo dei 5 miliardi di dollari di cui la GPE ha bisogno per assicurare l’istruzione a 175 milioni di bambini. In vista del G7, l'Italia ha annunciato un forte impegno di 25 milioni di euro, di cui la metà è dedicata all'istruzione delle ragazze in Africa, seguita dall'Unione Europea che ha annunciato 700 milioni di euro per i prossimi sette anni - il più grande impegno finanziario finora verso la GPE. Ma resta ancora molto da fare.
Tutti i donatori, infatti, devono puntare ad aumentare il loro contributo annuale per soddisfare i bisogni crescenti.
I fondi per l’istruzione si stanno svuotando a causa dell'aumento del fabbisogno di risorse in risposta alla chiusura delle scuole e alla pressione sulle finanze nazionali. Si stima che il deficit annuale di finanziamento per l'istruzione nei paesi a basso e medio-basso reddito sia aumentato di un terzo a causa dell'impatto del Covid-19, da 148 miliardi di dollari fino a 45 miliardi di dollari aggiuntivi.
Si prevede inoltre che gli aiuti all'istruzione diminuiranno del 12% a livello globale nel periodo 2018-2022. Mentre molti Paesi si sono impegnati, con la Dichiarazione del Global Education Meeting, a rendere l'istruzione il centro dei loro piani di ripresa, è improbabile che molti siano in grado di mobilitare i fondi nazionali necessarie per garantire ai bambini il diritto all'istruzione senza un sostegno internazionale.
Tutti i leader del G7 devono ora investire e tenere fede agli impegni presi con la Girls Declaration.
Ecco perché, ove necessario, i Governi dovrebbero aumentare i loro impegni in vista del Global Education Summit di luglio. Il Regno Unito, in qualità di co-organizzatore del Summit, dovrebbe dare un segnale in questo senso.
Guardando in avanti nell’anno, il vertice dei capi di stato e di governo del G20 rappresenta un’ulteriore opportunità per rilanciare gli impegni per l’istruzione e proteggere così un’intera generazione dagli impatti economici della pandemia.
L'educazione dovrebbe essere messa al centro degli sforzi per la ripresa già a partire dalle discussioni che si terranno nel corso delle riunioni Ministeriali in programma in questi giorni.
A tal proposito, tutti i governi del G20 dovrebbero:
- Assicurare e incrementare gli aiuti nel rispetto degli obiettivi globali di spendere lo 0,7% del PIL in aiuti, con un progressivo impegno per raggiungere il target del 15% dell'aiuto pubblico allo sviluppo da destinare all’istruzione.
- Prendere impegni ambiziosi per raggiungere l’obiettivo di rifinanziamento della GPE pari a 5 miliardi di dollari.
- Sostenere un rifinanziamento anticipato dell’International Development Association della Banca Mondiale (IDA20), dando priorità alla spesa per gli aiuti nei settori chiave per i bambini.
- Sostenere la cancellazione del debito, compresa l'estensione dell'Iniziativa per la sospensione del servizio sul debito almeno fino alla fine del 2022, devolvendo la quota di diritti speciali di prelievo recentemente concessa verso i paesi più poveri e muovendosi verso un meccanismo indipendente per il trattamento del debito insostenibile.
Se da una parte i bambini hanno sacrificato i loro giorni di scuola per tenere al sicuro gli adulti durante la pandemia, i leader mondiali devono agire ora per far ripartire l'apprendimento, costruire sistemi educativi migliori e mantenere le loro promesse ai bambini.
Questo articolo è stato scritto da Anya Cowley, Education Adviser & Chiara Damen, Advocacy and Policy Coordinator di Save the Children in UK e Italia.