Insegnare inglese nei nostri centri educativi: la testimonianza di Matthew
Matthew è un insegnante della scuola NET (new english teaching) di Milano. Durante l’anno scolastico 2017/18 la NET ha avviato e finanziato un progetto pilota sul territorio milanese.
Il progetto ha previsto l’inserimento di due laboratori di conversazione di lingua inglese all’interno dei nostri centri educativi “Fuoriclasse” e “Punto Luce” in zona Quarto Oggiaro a Milano.
Sono stati coinvolti circa 55 ragazzi suddivisi in piccoli gruppi e un docente madrelingua ha sperimentato un approccio ludico e dinamico, al fine di avvicinare i ragazzi alla lingua inglese e di coinvolgerli al meglio.
Matthew si è sperimentato come giovane docente in un contesto non semplice a cui non era abituato; ha portato un modo nuovo e divertente per imparare una nuova lingua. Da questa sua esperienza vogliamo riportare alcune sue impressioni, per far capire a tutti quanto è stato prezioso il suo intervento ma anche quanto ha ricevuto dalla curiosità e voglia di fare dei ragazzi:
“La cosa che mi ha sorpreso di più di questo progetto è stata l’accoglienza curiosa e divertita delle ragazze e dei ragazzi che frequentavano il corso. Erano sempre estremamente animati, coinvolti e disposti a partecipare alle lezioni. Mi sono sempre sentito apprezzato quando ero lì.
Come effetto collaterale inevitabile di questa energia, a volte, la concentrazione era piuttosto bassa, e i bambini si distraevano facilmente con qualsiasi cosa accadesse nella stanza. Un momento prima erano lì, concentrati e impegnati su un compito o un gioco; e un momento dopo scherzavano o erano incuriositi da altro.
Credo fermamente che non si possa e non si debba fare troppo per evitare tutto questo. Spesso una lezione vivace e impegnativa è più partecipata di quella in cui gli studenti sono silenziosi e poco reattivi agli stimoli. La sfida principale che mi sono trovato ad affrontare è stata quella di sfruttare questa energia in qualcosa di produttivo. Spesso riuscivo a mantenere la loro concentrazione senza spegnere la vivacità, proponendo dei giochi a punti.
Mi piacerebbe in futuro che il programma prevedesse l’uso del libro di base solo come guida iniziale per far capire ai ragazzi come esprimersi in inglese e raccontare di ciò che più interessa loro e che spesso fanno in italiano: sport, la scuola, i giochi. Continuare ad usare di più il loro linguaggio, il loro modo di esprimersi ma soprattutto sfruttare la loro voglia di divertirsi e giocare creando interesse in una nuova lingua vicina alle loro esigenze e necessità”.