Cos’è il PNRR e perché è importante per l’infanzia
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) consiste in un insieme di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026 e si inserisce all'interno del programma Next Generation EU, l’insieme di 750 miliardi di euro concordato dall'Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Il totale degli investimenti previsti in Italia è di 191,5 miliardi di euro.
Il PNRR è il risultato di una stretta interlocuzione avvenuta in questi mesi con il Parlamento e con la Commissione Europea. Dopo mesi di lavoro, il 25 aprile scorso il Governo Draghi ha trasmesso al Parlamento il nuovo testo del Piano, che è stato approvato e inviato alla Commissione europea. Il 21 giugno la Commissione ha espresso parere positivo in merito al Piano e il 13 luglio il PNRR italiano è stato definitivamente approvato dal Consiglio Europeo. La prima tranche del prefinanziamento potrà arrivare fino al 13 % dell'importo totale del Piano, dunque per l'Italia a circa 25 miliardi di euro e raggiungerà il nostro Paese entro la fine dell’estate.
PNRR: investimenti urgenti sull’infanzia
Durante la pandemia le disuguaglianze nel Paese si sono allargate e i bambini hanno pagato un prezzo molto alto in questo periodo. Ecco perché il PNRR rappresenta un’opportunità di finanziamento fondamentale per i diritti dell’infanzia.
Per andare in questa direzione è determinante che il Piano non sia concepito come un insieme di progetti, ma che le misure siano coordinate con gli investimenti previsti dalla nuova programmazione europea e dalle risorse nazionali. Per questo motivo sarà necessario un impegno a tutti i livelli istituzionali, che definisca le priorità di intervento e gli obiettivi da raggiungere, a partire dai territori più svantaggiati.
I dati ci dimostrano che sono necessari investimenti organici e politiche a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.
Ecco i campi d’azione su cui è più urgente intervenire:
- la povertà minorile, un fenomeno in preoccupante crescita: nel 2020 oltre 1 milione e 300 mila minori, cioè il 13,5% dei bambini e degli adolescenti in Italia.
- Il learning loss e la povertà educativa, fenomeni accelerati dalle limitazioni nell’accesso alla scuola e ai servizi educativi durante i mesi dei lockdown. Nel 2020 infatti, già il 13.1% dei giovani 18-24enni aveva lasciato gli studi in Italia senza acquisire un diploma, e uno su quattro non possedeva le competenze minime di base al 2° anno delle superiori. Questo è derivato da mancati investimenti, che hanno alimentato dispersione, fallimento scolastico e povertà tra i più giovani. Basti pensare che l’Italia spende per istruzione e università il 4% del PIL, rispetto al 4,6% della media EU (dati del 2018).
- il PNRR dedica parte degli investimenti al contrasto degli stereotipi e alla parità di genere. Le bambine e ragazze hanno migliori rendimenti a scuola, tuttavia, quando entrano nel mondo del lavoro si scontrano con disparità e discriminazioni di genere. Persistono, infatti, differenze salariali tra uomo e donna e disparità nel carico del lavoro domestico. Le ragazze sono ancora poco presenti negli ambiti di studio STEM e il bias di genere si riscontra anche nelle competenze digitali.
- Povertà educativa digitale: gli investimenti del PNRR mirano anche a questo, riempire le lacune che gli stessi “nativi digitali” hanno, soprattutto quelli che vivono in contesti svantaggiati. Rispetto alla media UE, l’Italia registra livelli di competenze digitali molto bassi, il che è preoccupante per le nuove generazioni, dal momento che gli strumenti digitali possono essere utilizzati in ottica di partecipazione civica e cittadinanza digitale. Il PNRR dedica alla promozione della transizione digitale e delle competenze digitali dei minori un investimento di 1,1 miliardi di euro per promuovere le competenze STEM, digitali e di innovazione, con particolare attenzione alle pari opportunità nei curricula di tutti i cicli di studio nonché 2,1 miliardi di euro per la transizione digitale del sistema scolastico italiano.
- Allarmanti sono anche i dati sulla povertà alimentare: già prima del Covid-19, il 6% dei bambini fino a 15 anni, quasi mezzo milione, non poteva consumare un pasto dall’adeguato contenuto proteico al giorno. Con la chiusura della scuola, circa 160 mila bambini in povertà alimentare che mangiavano a mensa hanno perso l’opportunità di un pasto proteico di buona qualità. In Italia sussiste anche il problema della forte diseguaglianza nell’accesso alle mense scolastiche: il 44% tra gli alunni della primaria non usufruisce del servizio mensa (su circa 40 mila edifici scolastici, solo 10 mila hanno una mensa) con forti divari regionali, e il 63% non frequenta una classe a tempo pieno.
- In Italia sono necessari investimenti sulle scuole a tempo pieno e l’accesso alle mense, così come quelli per incentivare lo sport e le attività culturali. Il PNRR dedica nella quarta Missione una specifica azione relativa al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione proponendosi di aumentare l’offerta di posti nei nidi con uno stanziamento di 4,6 miliardi di euro per 5 anni, fino al 2026. Il Piano d'investimento mira a garantire un aumento e un miglioramento dell'offerta educativa per la fascia d'età 0-6 anni. Tra nido e scuola dell’infanzia, si provvederà alla creazione di circa 228.000 nuovi posti. Nel 2019/2020, solo il 13,5% dei bambini della fascia 0-3 anni, infatti, ha avuto accesso a nidi e servizi integrativi a titolarità pubblica e in alcune regioni tali servizi sono quasi del tutto inesistenti.
Nel PNRR si interviene sui servizi per la prima infanzia, consapevoli dell’importanza dell’investimento in questa fascia d’età per il contrasto alle diseguaglianze nelle opportunità educative tra i bambini, per una maggiore parità di genere e una maggiore condivisone dei carichi di cura familiari. Una rete diffusa di nidi e servizi alla prima infanzia, dunque, è una politica vincente da tutti i punti di vista e la strada più efficiente per ridurre le forti disuguaglianze presenti sin dall’infanzia. - Fondamentali gli investimenti infrastrutturali, che potranno favorire l’accesso a scuole sicure, innovative e di qualità, in grado di offrire tempo pieno di qualità, mense scolastiche, sport e una didattica inclusiva, in prima linea nella lotta agli stereotipi e alle questioni di genere. Accanto agli investimenti per il tempo pieno e le mense, ad esempio, il PNRR prevede il potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuola, a cui sono destinati 300 milioni di euro e 700 milioni di euro per la creazione di impianti sportivi e parchi attrezzati. Il PNRR è una preziosa opportunità anche per investire sull’edilizia scolastica, in termini di adeguamenti strutturali, rinnovo degli spazi, messa in sicurezza e riduzione dei consumi energetici. Per questo stanzia 4,7 miliardi di euro.
Il nostro report sul PNRR
Occorre sottolineare alcune criticità del Piano, come la necessità di affiancare risorse ordinarie a supporto degli investimenti del PNRR. A tal proposito, la parte finale del nostro Rapporto, “Verso il futuro. Un’analisi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza attraverso le lenti dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, contiene una serie di raccomandazioni rivolte alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell’Istruzione, al fine di integrare le risorse del PNRR con una visione organica di intervento a tutela e promozione dei diritti dell’infanzia e adolescenza.
In conclusione, il PNRR, il piano che ciascun paese l’UE ha messo in atto come risposta alla crisi pandemica, è un programma di portata e ambizione inedite, fortemente orientato all’inclusione di genere e al sostegno all’istruzione, alla formazione e all’occupazione dei giovani. Il Piano comprende un ambizioso progetto di riforme e rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme che l’Italia non può lasciarsi scappare.