Sharenting: cosa significa e quali sono i rischi per i bambini
Con il termine “sharenting” viene descritto il fenomeno di una condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli/e (foto, video, ecografie, storie).
Il neologismo, coniato negli Stati Uniti, deriva dalle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità), anche se più propriamente si dovrebbe privilegiare il termine “over-sharenting”, ovvero l’eccessiva e costante sovraesposizione online di bambini e bambine. Nella maggior parte dei casi questa esposizione avviene senza il loro consenso, perché troppo piccoli o non ancora così grandi da comprenderne le implicazioni, oppure perché il consenso non viene loro richiesto.
A fare chiarezza sull'argomento, nella quarta puntata del nostro podcast Save the Genitori, interviene Brunella Greco, nostra esperta in tema di tutela dei minori online, che spiega il significato di pratiche come l’oversharenting, e la necessità di fare attenzione a questi comportamenti trovando il giusto equilibrio tra vita online e offline. Ascolta il podcast su:
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Le foto dei figli sui social
Postare le foto dei propri figli sui social è diventato per molti un gesto “naturale”, perché la nostra vita è sempre più “onlife”, ovvero senza distinzione tra esperienze offline e online. La condivisione con familiari e amici dei momenti più importanti, compresi quelli che riguardano i propri figli/e, avviene sempre più spesso anche attraverso le tecnologie digitali, in alcuni casi quasi esclusivamente, ad esempio se i membri della famiglia o gli amici vivono lontani.
L’eccessiva divulgazione di informazioni non coinvolge solo i genitori, ma anche parenti e amici, amplificando l’impatto della diffusione e la perdita (anche nel tempo) di controllo sui contenuti, caratteristici dei social media: si tratta di tracce digitali, su cui i bambini non hanno controllo, ma che vanno a sedimentarsi in rete diventando parte dell’identità digitale dei ragazzi.
I rischi dello “sharenting”
Le implicazioni di questa esposizione ripetuta sono diverse e complesse:
- violazione della privacy e della riservatezza dei dati personali (e spesso sensibili); La privacy è un diritto non solo degli adulti, ma anche per i bambini e le bambine, come sancito anche dalla Convenzione dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e più recentemente dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).
- mancata tutela dell’immagine del bambino/a, si pensi alla perdita di controllo su informazioni e contenuti. L’identità digitale ha effetti concreti e reali sul futuro dei propri figli/e, considerando la permanenza dei contenuti online e la possibilità di essere a disposizione di chiunque;
- ripercussioni piscologiche sul benessere dei più piccoli. Soprattutto, ma non solo, quando bambini e bambine cominceranno a navigare autonomamente e dovranno fare i conti con l’essere (o l’essere stati) continuamente esposti pubblicamente (ad es. al giudizio degli altri) o dal ritrovare un’identità digitale costituita anche da immagini molto intime su cui non hanno effettuato scelte o consensi;
- rischio di diffondere contenuti utili ad alimentare materiali pedopornografici: foto o video innocenti ma intime possono essere condivisi da chiunque; sono possibili gli screenshot degli schermi; possono essere scaricati e collocati in altri ambienti online da chiunque e per altri scopi. Non si ha certezza del tipo di uso che verrà fatto da altri dei materiali condivisi. Inoltre con l’ausilio di semplici programmi di photo editing accessibili a chiunque si possono “manipolare” le immagini, trasformandole appunto in materiale pedopornografico.
- rischio di adescamento: i dati sensibili dei figli/e, come le passioni, lo sport amato, la scuola frequentata, le abitudini – costantemente narrati online – offrono materiale utile nei processi di avvicinamento e adescamento online.
Sharenting: come tutelare i propri figli in 5 mosse
Ecco5 consigli utili per prevenire i rischi dello sharenting:
- Conoscere le politiche sulla privacy degli ambienti digitali in cui si condividono immagini e contenuti; verificare (e aggiornare spesso) le impostazioni di privacy dei propri profili social e scegliere con chi condividere le immagini; impostare notifiche per essere avvisati quando il nome dei propri figli/e appare nei motori di ricerca (ad esempio, con Google Alert);
- Tutelare il più possibile l’immagine online dei propri figli/e, distinguendo tra immagini private e immagini rese pubbliche, cercando ad esempio di condividere online foto che non ritraggano direttamente il volto o che lo oscurino ed evitare di pubblicare online le immagini intime, come ad esempio quelle del bagnetto, che possono essere destinate invece ad un uso privato.
- Non condividere minuziosamente passioni, abitudini quotidiane e informazioni personali dei propri figli/e.
- Parlarne costantemente con genitori, amici e parenti: concordare insieme che uso si può fare delle immagini che ritraggono bambini e bambine, sia quando vengono condivise, sia quando vengono realizzate in momenti di convivialità (ad es. Feste di compleanno).
- Se sono più grandi chiedere sempre il consenso ai propri figli/e, facendo occasione di comunicazione, relazione e educazione digitale.
Per maggiori informazioni visita il sito di Generazioni Connesse e il nostro sito di STOP-IT.
Viviamo in un tempo in cui la vita dei bambini è “datificata”, registrata e condivisa sul web. Con la XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Tempi digitali” esploriamo le opportunità e i rischi che bambini, bambine e adolescenti stanno affrontando dentro la nuova rivoluzione dell’onlife e di una vita spesa tra reale e virtuale. Approfondisci il rapporto:
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