Povertà e aspirazioni: cosa vuol dire crescere in periferia?

Francesca Leonardi per Save the Children

Non decidiamo noi dove nascere, è un po' una lotteria. Ma quanto il contesto in cui nasciamo, determina chi possiamo e vogliamo diventare da grandi? Siamo tutti cresciuti con questa frase nelle orecchie “volere è potere”, e con Luna Esposito di WillMedia abbiamo voluto capire se è davvero così, se davvero basta solo la nostra volontà. 

Il tema della povertà e delle aspirazioni dei giovani in Italia è stato al centro della prima giornata di IMPOSSIBILE 2024, la nostra biennale dell’infanzia organizzata il 30 e 31 maggio scorso a Roma.

Cosa vuol dire crescere in una periferia?

Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda e abbiamo scoperto, per esempio, che centro e periferia sono parole che non vogliono sempre dire quello che pensiamo. Per cercare di avere una visione più vicina alla realtà, abbiamo incontrato persone come Roxana che ci hanno fatto davvero capire cosa significa nascere e crescere in quelle che chiamiamo “periferie”.

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In Italia l’ascensore sociale si è rotto. Talmente rotto che, se nasci povero, in un territorio povero, anche sogni, ambizioni e aspirazioni sono fortemente limitate e risulta difficile anche solo immaginare un altro futuro per sé e per il proprio territorio. In occasione della prima giornata di IMPOSSIBILE 2024, abbiamo avuto un ricco confronto sulla povertà minorile e aspirazioni, partendo dalla ricerca nazionale dal titolo "Domani (Im)possibili" che ha coinvolto gli adolescenti di 15-16 anni di tutta Italia.

Come la povertà compromette il futuro di bambini, bambine e adolescenti

La povertà minorile, come si è detto, affligge tutte le dimensioni della crescita, pregiudicando non solo il presente ma anche le prospettive di futuro di bambini, bambine e adolescenti. La povertà materiale è uno dei fattori determinanti della “povertà educativa” ovvero “la privazione da parte di bambini, bambine e adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. I ritardi nell’apprendimento iniziano a registrarsi già nei primi anni di vita per quei bambini che vivono in famiglie svantaggiate dal punto di vista socioeconomico e che non riescono ad accedere ai servizi educativi per la prima infanzia.

Inoltre, i bambini e gli adolescenti che vivono in famiglie con risorse finanziarie molto limitate ottengono punteggi più bassi nelle indagini che rilevano le competenze e hanno maggiori probabilità di abbandonare gli studi prematuramente. I minori in povertà vivono in abitazioni sovraffollate, non adatte allo studio e sono costretti a rinunciare ad attività sportive, ricreative, artistiche e culturali. Aquesto si aggiungono difficoltà ad acquistare materiale scolastico, quali libri o strumenti tecnologici per lo studio a casa, inasprendo anche il rischio di povertà educativa digitale. La povertà educativa è anche fortemente condizionata dalla carenza di opportunità, scolastiche ed extrascolastiche, presenti sul territorio. Tuttavia, paradossalmente, nelle aree dove la povertà minorile è più accentuata e le famiglie affrontano le maggiori difficoltà economiche, anche le scuole e i servizi educativi sono “più poveri”, senza asili nido, tempo pieno, mense e palestre, e di conseguenza la scarsa offerta educativa non è in grado di ridurre l’impatto delle disuguaglianze socioeconomiche familiari ma, al contrario, le accentua.

La condizione di povertà rischia di minare le prospettive di sviluppo presenti e le opportunità future di bambini, bambine e adolescenti, creando un senso di insicurezza e instabilità e influenzando negativamente le loro aspirazioni e aspettative in ambiti cruciali come l’educazione e il lavoro. I bambini che crescono in condizioni di povertà possono sviluppare prospettive limitate e una visione ridotta delle proprie possibilità, una condizione che contribuisce a perpetuare e amplificare le disuguaglianze sociali ed economiche attraverso le generazioni. La povertà, le diseguaglianze e le ingiustizie sociali limitano la possibilità di esprimere e coltivare aspirazioni e di agire per realizzarle: per bambini, bambine e adolescenti questo si traduce nell’incapacità di immaginare un futuro diverso da quello legato alle proprie condizioni di partenza.

Per approfondire il tema della povertà minorile, leggi il nostro articolo IMPOSSIBILE 2024: oltre la povertà minorile, i “Domani (Im)possibili”.

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