Smartphone e educazione: quali sfide per la scuola?

La vita quotidiana di bambini e bambine, come degli adulti, si compone di dispositivi, inclusi gli smartphone, servizi e ambienti integrati tra online e offline. Ad oggi il mondo educativo propone, troppo spesso, una separazione netta tra questi due ambienti ma è tempo di guardare il contesto generale e allargare la prospettiva educativa per crescere cittadini digitali affrontando le sfide per la costruzione di un ecosistema onlife rispettoso dei diritti. 

Il contesto: le sfide dell’educazione

Il contesto attuale ci racconta di una precocità di accesso di bambini e bambine agli ambienti digitali attraverso diversi dispositivi e con diversi obiettivi: intrattenimento, comunicazione, creazione o fruizione di contenuti. 

Ciascuna di queste attività, con sfumature diverse, è proposta all’interno di ambienti digitali che, oggi, non sono pensati e offerti a misura di bambino e bambina e dei loro diritti. 
In questo contesto le sfide per l’educazione possono essere interpretate secondo due diverse prospettive: 

  •  Vietare, o forse è più corretto dire, rimandare per quanto possibile una vita digitale, nelle sue diverse dimensioni, pur consapevoli che oltre lo smartphone esistono consolle con le quali si gioca in multiplayer con tutto il mondo, assistenti vocali che “decidono” i risultati delle ricerche in rete chiamandole proposte e, soprattutto, genitori e adulti che di quel mondo connesso non sembrano poter fare a meno;
  • Educare, nel senso più ampio del termine riflettendo e superando la separazione rischi e opportunità che in questi anni ha mostrato la sua fragilità come metodo e strumento educativi, individuando con chiarezza e franchezza le responsabilità nell’ecosistema che non sono più negoziabili nel rispetto dei più piccoli per la loro protezione, tutela e crescita.

Il ruolo della scuola: competenze digitali per i diritti

 La scuola cerca da tempo risposte su questi temi e negli anni, in particolare con l’educazione civica alla cittadinanza digitale (con le linee guida uscite poche settimane fa), sperimentando azioni didattiche ancora frammentate e la cui efficacia dipende dal singolo docente e non dal sistema didattico. 

È il tempo di una scuola capace di accogliere e non respingere le esperienze online dei minori, di ripartire dalle loro esperienze proponendo strumenti capaci di sviluppare un pensiero critico e competente in grado di rendere studenti e studentesse capaci di agire e pretendere i propri diritti e di conoscere le meccaniche delle piattaforme. 
Affannarsi nel vietare un dispositivo come lo smartphone, con proposte diverse ad ogni anno scolastico, non riduce nemmeno per un attimo l’impegno educativo maggiore della scuola su questi temi. 
Questo ancor di più mentre l’Unione Europea per la prima volta regolamenta le grandi piattaforme in difesa dei minori a partire da un principio chiave finalmente riconosciuto: 
“ciò che è illegale offline lo è anche online” . 

Le sfide del Digital Services Act: il tempo per un’educazione efficace

 Vietare o in ogni caso rappresentare la vita dei ragazzi in rete, con o senza smartphone, come qualcosa da combattere, significa arrendersi e spostare il problema nonché ignorare le nuove opportunità del regolamento europeo, il Digital Service Act, sta introducendo. 
Un regolamento, di cui qui trovate una versione di sintesi molto utile, che richiama le piattaforme ad obblighi rilevanti per ambienti digitali rispettosi dei diritti dei minori con maggiore trasparenza, privacy, contrasto a contenuti illegali. 
Un sistema di regole che potrà essere efficace solo se gli utenti della rete ne saranno consapevoli e terranno gli occhi aperti, da cittadini digitali. 
 

Tecnologie digitali: l’accesso come diritto

Bambini, bambine e adolescenti hanno diritto ad un accesso alle tecnologie digitali, che sia sicuro e consapevole. Il loro utilizzo non va demonizzato, essendo peraltro così diffuso negli ambienti di apprendimento, ma accompagnato affinché si possano sviluppare le competenze necessarie, in maniera differenziata e adeguata all’età (richiedendo anche forme di regolamentazione), e coglierne le opportunità.  
Il mondo degli adulti è responsabile nel promuovere quanto più possibile le condizioni per prevenire l’esposizione ai rischi online (che possono riguardare comportamenti, contenuti, contatti, privacy e trattamento dei dati, ad esempio) e di creare spazi per chiedere aiuto e intervenire, nella consapevolezza che anche online i diritti di bambini e bambine vanno tutelati e promossi. 

 

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche