Psicomotricità: allenare mente e corpo sin dai primi anni di vita
Psicomotricità: un termine sempre più comune ed utilizzato. Ne sentono parlare genitori, insegnanti, educatori, operatori sociali e sempre più si orientano i bambini e le bambine a questa attività. In che cosa consiste la psicomotricità?
Approfondiamo l’argomento con il contributo di Silvia Baldini, pedagogista, psicomotricista PPA (Pratica Psicomotoria Educativa Aucouturier) e Neuropsicomotricista dell’Associazione Mitades, partner dei nostri progetti Spazio Mamme e Fiocchi in Ospedale, sul territorio di Milano.
La psicomotricità: cos’è e in cosa consiste
Quando si parla di psicomotricità si fa riferimento a pratiche e metodologie che pongono al centro il corpo per lavorare con il minore e supportare il suo sviluppo.
Per psicomotricità si intende l'insieme delle dottrine e pratiche terapeutiche che riguardano la reciproca integrazione delle funzioni psichiche con quelle motorie, quali elementi fondamentali del comportamento umano. Con questo termine si indica un approccio di lavoro, più che una disciplina omogenea vera e propria, a per cui vengono formati professionisti come gli psicomotricisti e i neuropsicomotricisti.
Capiamo la differenza tra le due professioni: gli psicomotricisti hanno ricevuto una formazione presso scuole e centri privati che esprimono un certo tipo di approccio psicomotorio a orientamento integrato, funzionale, relazionale, gli neuropsicomotricisti hanno una formazione in Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e dell’Adolescenza, una professione sanitaria, come quella del/la logopedista o del/la fisioterapista, che svolge il suo lavoro in stretta collaborazione coi neuropsichiatri infantili.
Perché intraprendere un percorso psicomotorio
Spesso bambini e bambine vengono orientati alla psicomotricità o perché nel territorio in cui abitano alcuni enti o professionisti sensibilizzano le famiglie alla pratica psicomotoria come attività preventiva a cui tutti possono accedere, o perché educatori, insegnanti o pediatri consigliano alla famiglia di “far fare psicomotricità” per sostenere alcune aree evolutive del minore.
L'associazione Mitades, su Milano, raccoglie le richieste di molte famiglie in questo senso e prova a rispondervi su più fronti: con percorsi psicomotori educativo-preventivi di gruppo o individuali, con progetti in collaborazione con le UONPIA (Unità Operativa Neuropsichiatria Psicologia Infanzia Adolescenza) sostenuti tramite raccolta fondi da bandi e gratuiti per le famiglie per garantire accessibilità a tutti e tutte, con percorsi nelle scuole sia in caso di bisogni emersi chiaramente in alcuni minori, sia come pratica da diffondere nel sistema educativo, con percorsi formativi per genitori e operatori.
Come avviare un percorso psicomotorio per bambini
Come sosteneva Bernard Aucouturier e la PPA cui mitades si rifà in parte, quando parliamo di psicomotricità intendiamo un percorso che va “dal piacere di agire al piacere di pensare”.
Per avviare un percorso psicomotorio per bambini non ci sono schemi, allenamenti o esercizi predefiniti: nella stanza di psicomotricità si offrono spazi, tempi, materiali e relazioni – coi pari e con lo psicomotricista – che lasciano libero ogni singolo minore di esprimersi per come può, vuole e sa fare.
Questi approcci sono e utili a sostenere un’evoluzione del minore quanto più armonica possibile, anche attraverso il sostegno a ciò che dal corpo emerge, come le emozioni, le sensazioni, i vissuti e gli snodi. Questo punto di partenza rende questo approccio alla psicomotricità totalmente “trasversale” e adatto a ogni bambino o bambina e a qualunque età e livello evolutivo.
All’interno di un percorso psicomotorio infatti ci si sintonizza finemente con ogni minore e si rintraccia la proposta più adatta affinché tramite il movimento e il gioco ognuno esprima sé stesso e sia sostenuto nello sviluppo.
La prima via per avviare un percorso psicomotorio è a livello non verbale: la figura dello psicomotricista rappresenta un adulto disponibile innanzitutto a livello corporeo, ed esprime questa disponibilità già attraverso lo sguardo, il corpo, la mimica e la postura.
Lo psicomotricista allestisce per i minori coinvolti uno spazio sicuro, stabile nel tempo, ma al contempo passibile di grandi trasformazioni sulla base delle esigenze. C’è sempre uno spazio per l’attività senso-motoria con strutture sicure per il salto, l’arrampicata, la costruzione-distruzione e in generale per la sperimentazione senso-motoria. Lo psicomotricista offre ai minori coinvolti un adeguato numero di materiali “destrutturati” tra cui ad esempio blocchi psicomotori, teli, corde, bastoni di gommapiuma per la sperimentazione del gioco simbolico.
C’è infine sempre uno spazio per il decentramento, cioè per verificare come il bimbo o la bimba riproducono, all’esterno della propria dimensione corporea, le tracce di quanto hanno vissuto attraverso un esercizio realizzato sul proprio corpo. Quindi, dopo aver giocato e sperimentato “sulla propria pelle” il gioco senso-motorio e vissuto i giochi simbolici emersi nel gioco di ognuno e del gruppo, si offre ai bambini/e un momento per lasciare traccia di sé tramite il disegno, la plastilina, le costruzioni o una storia.
A ogni suddivisione spaziale corrisponde spesso anche la medesima suddivisione temporale, dunque un momento dedicato al gioco senso-motorio, uno dedicato al gioco simbolico e uno per il decentramento, così che l'attenzione dei bambini sia canalizzata sempre su una attività specifica.
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