“Mi si spezza il cuore”: testimonianze da Gaza
“Mi si spezza il cuore” è così che iniziano i messaggi e le testimonianze che ci arrivano dal nostro staff da Gaza.
Abbiamo ricevuto le testimonianze di alcune delle donne, madri che sono parte del nostro staff e si trovano a Gaza con le loro famiglie. Come spieghi al tuo bambino perché stanno bombardando la tua città e la tua casa? O l'orrore che è costretto a vedere? Le parole che hanno condiviso con noi ci fanno capire che non è possibile dare una risposta a questi interrogativi, perché nessuna spiegazione è sufficiente. Vanno avanti e si fanno forza per i loro figli, con la speranza che tutto questo finisca.
Gaza: Testimonianze dallo staff
Samar, lavora con noi a Gaza ed è madre di tre bambini, tutti hanno meno di sette anni e il più piccolo ne ha solo due.
"Mentre scrivo questo messaggio, mio figlio sta dormendo sulle mie ginocchia, non riesco a lasciarlo solo perché è sempre spaventato. Il mio cuore va a coloro che hanno perso i loro cari e le loro case... Anche noi stiamo aspettando il nostro turno. Viviamo nella costante paura dell'ignoto e le nostre condizioni di vita sono molto difficili, anche se il grado di sofferenza varia da persona a persona. Non abbiamo accesso all'acqua potabile e il cibo scarseggia. Non sappiamo nemmeno come faremo a provvedere ai bisogni dei nostri figli. La situazione peggiora di giorno in giorno, perché siamo costretti a comprare la farina a un prezzo quattro volte superiore a quello normale e diventa sempre più difficile trovarla. Abbiamo perso le nostre case e tutti i nostri beni; non sappiamo dove andare. Mi spezza il cuore vedere i bambini affamati e mi sento impotente sapendo di non poter provvedere ai loro bisogni. Lavarsi è diventato un lusso e so che i miei colleghi sfollati nei rifugi pubblici soffrono ancora di più", conclude.
Raida, anche lei lavora con noi ed è madre di tre figli, tutti hanno meno di 16 anni, il più piccolo ne ha nove:
"Oggi mia figlia mi ha chiesto delle persone che partono attraverso il valico di Rafah. Le ho spiegato che hanno la cittadinanza di altri Paesi. È corsa a prendere il suo salvadanaio, che conteneva 50 shekel (12 dollari), e mi ha pregato di comprarle una cittadinanza. La situazione è molto difficile. Sono esausta"
Razan, è nonna di 2 bambini con meno di sei anni. Lavora nel nostro team e ha viaggiato fuori Gaza prima del 7 ottobre e non può tornare dalla sua famiglia:
"Parlo con mia figlia e mi dice che i suoi figli non riescono più a sopportarlo. Urlano in continuazione. Che Dio dia a tutti la pazienza. La situazione è davvero insopportabile. I bambini si esprimono urlando. Anche mia figlia ha paura, vuole che i suoi figli restino accanto a lei. Ha paura che ci sia un attacco aereo mentre loro sono lontani da lei. Ma le ho detto di non limitarli e di cercare di stare sempre con loro. Le ho detto di abbracciali, di parlare e giocare con loro. E se Dio vuole, questa situazione finirà bene".
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Da quando il 7 ottobre 2023 la drammatica escalation di violenza è esplosa tra i gruppi armati palestinesi e le forze israeliane in Israele e a Gaza, la situazione nella regione è quanto mai allarmante. La vita e il benessere dei bambini e delle loro famiglie è profondamente a rischio. Le vittime civili sono migliaia, tra questi tantissimi bambini. Le notizie di bambini palestinesi uccisi e feriti negli attacchi aerei e di bambini israeliani rapiti e tenuti in ostaggio rafforzano i timori di danni psicologici senza precedenti.
Mentre le violenze nei Territori Palestinesi Occupati continuano, i civili continuano a pagare il prezzo più alto. La situazione che stanno vivendo famiglie e bambini di Gaza è intollerabile: è necessario cessare il fuoco, ora.