RDC: bambine di 9 anni vittime di violenze brutali
Donne e bambine in fuga da violenze mortali nell'est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) hanno riferito al nostro team sul campo, di essere sopravvissute a raccapriccianti attacchi sessuali e mutilazioni genitali da parte di uomini armate, agite con mezzi brutali. Nonostante i racconti che ci arrivano dai nostri operatori siano terrificanti, non possiamo tacere di fronte a tutto questo.
Nella zona del Nord Kivu, la maggior parte dei casi di violenza sessuale si è verificata in concomitanza della fuga della popolazione dall'escalation di combattimenti tra l'esercito della RDC, l'M23 e molti altri gruppi armati: questi scontri hanno costretto più di 250.000 persone, tra cui circa 130.000 bambini, a lasciare le loro case, correndo ulteriori pericoli.
rdc: bambine vittime di violenze
Nella Repubblica Democratica del Congo bambine di appena 9 anni sono state vittime di brutali violenze e mutilazioni genitali. Sono stati gli psicologi che lavorano con i nostri partner locali nei campi di sfollamento del Nord Kivu a documentare questi eventi di violenza sessuale di gruppo sulle bambine. Abbiamo documentato più di 800 casi di violenza sessuale e di genere nelle tre province colpite dal conflitto, Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu. È probabile che questi dati raccolti rappresentino una sottostima del numero reale di casi, poiché la violenza sessuale spesso non viene denunciata a causa dello stigma e della paura.
Riportiamo la testimonianza di Florence, una ragazza di 15 anni, che è stata vittima di violenza sessuale da parte di due uomini mentre fuggiva dalla sua casa:
"Uno di loro mi ha preso con la forza, mi ha stretto le mani al collo e poi mi hanno violentata uno dopo l'altro. Mi ha stretto il collo così tanto che non avevo più la forza di urlare. Poi se ne sono andati. Avevo paura e vergogna di raccontare questa storia alla coppia che mi aveva accolto nella loro casa perchè erano amici dei miei genitori, e anche quando sono arrivata da mia madre, non ho potuto dire nulla. Quando ho raccontato agli operatori di Save the Children di essere stata violentata qualche settimana fa, mi hanno subito portata in ospedale e lì l'infermiera mi ha detto che ero incinta", ha detto Florence. "Il mio più grande desiderio è quello di vedere, un giorno, i miei aggressori davanti ai giudici ed essere condannati".
L'équipe di psicologi ogni giorno si prende cura delle sopravvissute a questi atti di violenza, supportandole nell'affrontare gravidanze indesiderate, complicazioni sanitarie, stigma e pensieri suicidi. Florence è riuscita a trovare la forza di denunciare la violenza subita solo dopo aver partecipato ad un'attività di sensibilizzazione sugli abusi e la violenza contro le donne, organizzato nel campo di sfollamento del Nord Kivu, in coordinamento con i partner locali. Sentendosi a proprio agio a parlarne con i nostri operatori, è riuscita ad aprirsi e a raccontare la sua storia. Proprio per questo motivo è importante dare voce a queste storie che, seppur orribili, sono dimostrazioni di coraggio e come tali hanno bisogno di essere sostenute.
la violenza sessuale nei conflitti
In molti conflitti, la violenza sessuale continua a essere usata come arma di guerra per terrorizzare donne e bambini. L'attuale ondata di violenza nella Repubblica Democratica del Congo segue un anno tumultuoso, caratterizzato da un'intensificazione del conflitto nel Nord Kivu nel 2023. Il maggior numero di gravi violazioni contro i minori è stato registrato nella Repubblica Democratica del Congo. Inoltre, l'intensificarsi degli scontri nella parte orientale del Paese ha causato lo sfollamento di oltre 1 milione di persone, tra cui almeno 500.000 bambini.
Elvis, psicologa clinica dell'organizzazione partner di Save the Children, Heal Africa, ha parlato degli orribili attacchi sessuali di cui si è occupata:
"Ciò che mi addolora di più è la gravità delle atrocità commesse. Alcune sopravvissute raccontano di essere state violentate da più uomini contemporaneamente. Altre sono state violentate in numerose occasioni, durante diversi spostamenti causati dagli attacchi armati, movimenti di ritorno o alla ricerca di qualcosa da mangiare nel loro villaggio. Queste ragazze si ritrovano con gravidanze indesiderate e ad altissimo rischio. Alcune sopravvissute non riescono a sopportarlo e provano istinti suicidi. Lavoriamo in modo che sappiano che ciò che è accaduto loro non è colpa loro. Stabilisco insieme alla persona o ai suoi familiari un piano di sicurezza per mitigare il rischio di suicidio.”
La psicologa del campo ci racconta inoltre casi in cui i partner delle donne vittime di violenza, vogliono porre fine al loro matrimonio, poiché pensano violenza subita dalla loro partner sia stata voluta. Immaginate lo stigma, il rifiuto e il senso di colpa e che devono affrontare queste donne e ragazze, riuscite già a sopravvivere alla violenza sessuale.
Bisogna porre fine all'impunità delle violenze sessuali contro le bambine e i bambini, rafforzando le leggi e facendole rispettare, e chiedendo ai responsabili di rendere conto del loro operato. È necessario inoltre, aumentare gli investimenti per rafforzare e coordinare meglio la raccolta di dati sulla violenza sessuale e garantire ai sopravvissuti l'accesso a servizi sanitari e di assistenza adeguati per sostenerli nel lungo percorso di recupero.
Cosa sta succedendo in Repubblica Democratica del Congo
La Repubblica Democratica del Congo da tempo affronta ciclicamente conflitti, disordini e ondate di rifugiati. Oggi, più di 25 milioni di persone nel Paese hanno un disperato bisogno di aiuto umanitario per sopravvivere e oltre sette milioni sono sfollate.
Dal 2 febbraio, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, la ripresa dei combattimenti tra le Forze armate (FARDC) e l'M23, un gruppo armato non governativo, ha costretto bambini e famiglie ad abbandonare le proprie case.
L’uso di artiglieria, droni ed esplosivi nella regione orientale della RDC, sta uccidendo e ferendo civili e danneggiando o distruggendo infrastrutture indispensabili. Secondo quanto riportato dai media locali, 19 persone sono state uccise e altre 27 ferite, nelle violenze, tra le quali tre giovani ragazze. Il 7 febbraio è stato colpito un mercato e i proiettili sono caduti anche nel cortile di una scuola e vicino ad un ospedale. Tutte le scuole della zona al momento sono chiuse. Bambine e bambini crescono in un ciclo incessante di morte, distruzione e sfollamenti. Non solo sono testimoni degli orrori del conflitto, ma vengono anche reclutati da gruppi armati violenti, affrontano la fame e subiscono abusi sessuali. *
Il nostro intervento per le vittime di violenza sessuale
Con i nostri partner locali sosteniamo i sopravvissuti alle violenze sessuali come Florence nella Repubblica Democratica del Congo attraverso il supporto psico-sociale, l'assistenza ospedaliera e specialistica, l'organizzazione di gruppi di sostegno in cui le sopravvissute possono condividere le loro esperienze e l'organizzazione di attività di sensibilizzazione sui diritti dei bambini e sugli abusi. Forniamo, inoltre ai sopravvissuti informazioni sul sostegno e l'assistenza medica per prevenire l'HIV/AIDS, le infezioni sessualmente trasmissibili, le gravidanze indesiderate.
Lavoriamo nella Repubblica Democratica del Congo dal 1994 per rispondere ai bisogni umanitari legati all'arrivo dei rifugiati e allo sfollamento delle popolazioni a causa del conflitto armato nelle province orientali. Abbiamo intensificato la nostra risposta umanitaria per sostenere i sistemi di assistenza esistenti, formando i leader locali e le comunità per prevenire e rispondere allo sfruttamento e agli abusi e garantendo l'accesso all'assistenza sanitaria attraverso cliniche mobili.
Per approfondire, leggi il comunicato stampa.
* dal comunicato stampa del 9 febbraio 2024.