Se Totore fa scuola

Quando lo incontro ha lo sguardo basso e un cappellino sulle 23. Salvatore, per tutti Totore, è nato 22 anni fa nel quartiere della Zisa a Palermo, dove il “paradiso in terra” dei normanni, l’antico parco Genoard, ha lasciato il posto all’ennesimo purgatorio per giovani. Un dedalo di strade e cemento con tanti disoccupati, pochi servizi, possibilità educative e lavoro, che ha visto chiudere negli ultimi due asili nido, uno dei quali a Danisinni, un sobborgo fatto ancora oggi in gran parte di baracche come ai tempi di Danilo Dolci. Un quartiere nel quale recentemente si è tornato a sparare. A marzo un uomo è stato ammazzato in pieno giorno, davanti agli occhi del figlio adolescente.


La Zisa naturalmente è anche altro. Ci sono persone impegnate, associazioni, reti. Totore frequenta da anni il Centro Tau, creato alla fine degli anni Ottanta da un gruppo di giovani francescani con l’obiettivo di promuovere attività per famiglie e bambini, e diventato negli anni uno straordinario laboratorio di espressione per ragazzi (nonché oggi uno dei Punti Luce sostenuti da Save the Children). Un’officina di creatività giovanile attrezzata di tutto punto con computer, libri, strumenti musicali, sale di registrazione e di montaggio, attrezzature video. Le attività che promuove e il piacere che gli regalano, hanno indicato a Totore una strada nuova, libera dai condizionamenti del passato. Una strada maledettamente impervia per chi va in una scuola sfasciata, ha a che fare con docenti demotivati, e chi gli sta intorno gli ripete ogni giorno che “con la cultura non si mangia”. E così, malgrado le migliori intenzioni, anche lui ha finito per abbandonare la scuola, a 16 anni, come tanti coetanei. Se n’è pentito amaramente qualche anno dopo, durante il servizio civile, quando ha capito che gli avrebbero affibbiato soltanto i lavori più umili e faticosi. Senza cultura si finisce per rimpiangere il tempo perduto. Allora Totore ha preso una decisione coraggiosa: tornare a scuola. Se è vero che scuola e università vanno perdendo la funzione di mobilità sociale, è abbastanza sicuro che – se non si scelgono scorciatoie pericolose - mancanza di istruzione è ancora sinonimo di povertà. Lo dicono le statistiche: in Italia è a rischio povertà più di 1 persona su 3 con bassi titoli di studio e soltanto 1 su 8 con il titolo di laurea. Da quando è cominciata la crisi, la povertà è aumentata in misura doppia per i primi (+3,8%) rispetto ai secondi (+1,6%). Con la cultura si mangia e si beve, se è il caso - scrive oggi Totore, che si è messo a studiare sul serio e il prossimo anno prenderà il diploma. Non ha fatto scuola dell’obbligo, la sua è una scelta di libertà.    

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