Minori rifugiati in Croazia: la storia di 4 fratelli fuggiti dalla Siria

Randa e Hanan, due sorelle di 17 e 10 anni, sono fuggite, insieme alla sorella e al fratello maggiore, dalle atroci violenze in Siria per vivere un futuro migliore: le abbiamo incontrate nel campo Opatovac, in Croazia, dove lavoriamo costantemente per aiutare e supportare i minori rifugiati che sono in transito verso l'Europa.

Sono state proprio loro che, esauste, ci hanno avvicinato e spiegato di esser state separate dal fratello maggiore Ahmed. Erano stati divisi proprio quella mattina, al confine con la Serbia, nel momento in cui erano salite a bordo di un autobus per arrivare sino a qui.

Si stava facendo notte ed erano nervose perché dovevano entrare in una delle tende condivise con altre persone senza esser accompagnate da un membro maschile della famiglia, come è norma sociale nella cultura siriana. Abbiamo preso nel dettaglio tutte le informazioni riguardanti Ahmed, compresa la foto del suo passaporto e siamo andati fuori dal campo.

Avvalendoci di un traduttore, lo abbiamo identificato nella folla e mandato avanti per registrarsi rapidamente nel campo in cui è stato riunito alle sue sorelle. Ahmed poi ci ha raccontato:

Veniamo da Harasta, vicino a Damasco. Abbiamo lasciato casa un mese fa. I nostri genitori sono ancora lì in Siria. L’intera città è stata distrutta. Un colpo mortale è caduto sulla nostra casa e ha ucciso 17 nostri vicini tutti in una volta, non era rimasto più nessuno. Siamo andati via quella notte.

Stavamo per cenare con la nostra famiglia quando sono iniziati pesanti bombardamenti. Siamo scappati via. Una volta fuori di casa abbiamo dovuto schivare i colpi dei cecchini contro di noi usando delle scorciatoie in modo da andare via rapidamente.

Siamo fuggiti lungo le strade laterali e siamo strisciati in ginocchio per raggiungere Damasco. Ora vogliamo andare in Germania e portare lì anche in nostri genitori, perché crediamo che la Germania ci accoglierà e che lì potremo terminare i nostri studi. Non possiamo tornare in Siria, non è sicuro per nessuno di noi.

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