Coronavirus Siria: paura nei campi profughi, in migliaia tornano nelle case distrutte

Spinti a cercare sicurezza altrove, molte famiglie stanno abbandonando i campi profughi e altri ricoveri di fortuna nel Nord-Ovest della Siria. 


La paura di una diffusione del coronavirus, così come quella per le continue violenze, sta portando oltre 200mila persone, almeno la metà delle quali bambini, a tornare nelle loro abitazioni colpite dai bombardamenti della guerra.

Paura per la diffusione del coronavirus: la decisione delle famiglie
 

Le famiglie hanno raccontato di aver dovuto prendere una decisione impossibile: rimanere nei campi profughi decisamente impreparati ad affrontare la possibile escalation di casi di coronavirus oppure rischiare di tornare alle proprie case distrutte dalle bombe e vicine alla linea di conflitto.

Ayman*, 56 anni, viveva in un campo per sfollati dopo essere stato costretto ad abbandonare con i suoi figli la propria casa in un villaggio nell’area di Idlib. “A causa del coronavirus, non siamo riusciti a lasciare la nostra tenda, siamo rimasti isolati tutto il tempo. Quindi, abbiamo pensato che sarebbe stato meglio tornare a casa nostra, io e i miei figli, e isolarci qui” ha raccontato.

Il ritorno alle proprie case distrutte: le parole di un papà
 

Waleed*, 50 anni, è dovuto fuggire dalla città di Idlib con la sua famiglia di otto persone durante l'escalation delle violenze. Hanno dovuto condividere un appartamento di tre stanze con altre quattro famiglie. “L'eccessivo affollamento era insopportabile. Per questo, durante il cessate il fuoco, sono stato costretto a tornare a casa con i miei figli, che sono molto piccoli. Siamo tornati qui e abbiamo iniziato a mettere a posto. La casa è stata distrutta dall'alto ed è stata danneggiata per la gran parte. Persino le pareti si muovevano di 15-20 cm all'indietro. Sembrava che il soffitto fosse stato sollevato e che fosse poi ricaduto. Al campo dove alloggiavamo, erano iniziate le misure di contenimento a causa del coronavirus, quindi abbiamo deciso che la soluzione migliore sarebbe stata che io e i miei figli potessimo tornare e mettere a posto, qui abbiamo almeno una stanza” ha raccontato.

Molte famiglie sono tornate nelle loro case senza avere acqua corrente o elettricità. Molte scuole e ospedali sono stati distrutti, i bambini non hanno più accesso all'istruzione o all'assistenza sanitaria. Inoltre, la mancanza di elettricità o di connessioni internet nella zona impedisce loro di poter seguire le lezioni a distanza.

L'instabilità economica e della rapida svalutazione della moneta si aggiungono alle difficoltà. I generi alimentari costano sempre di più; in una sola settimana, il prezzo del pane, così come altri beni di prima necessità, è raddoppiato rendendolo impossibile da acquistare per molte famiglie.
 
“La difficile situazione di questi bambini e delle loro famiglie è straziante. Sono dovuti scappare dagli incessanti combattimenti, vivendo in condizioni inimmaginabili e ora sono costretti a fuggire dalla minaccia di un virus mortale. Non hanno altro posto dove andare se non ritornare alle proprie case spesso ridotte in macerie. I servizi di base sono quasi inesistenti, i lavori sono difficili da trovare e i loro risparmi diminuiscono di giorno in giorno. Ora, con la minaccia di nuove violenze, molti si sono ritrovati sulla strada in cerca di sicurezza. Questo è disumano”, ha affermato Sonia Khush, Direttrice in Siria per Save the Children.

“Un focolaio di COVID-19 nella Siria nord-occidentale avrebbe conseguenze impensabili. È fondamentale che gli operatori umanitari possano raggiungere bambini e famiglie vulnerabili. I valichi di frontiera sono linfa vitale per oltre 4 milioni di civili all'interno della Siria - inclusi 2 milioni di bambini - la maggior parte dei quali non può ricevere aiuti essenziali con nessun altro mezzo”.


Necessaria un’assistenza sanitaria tempestiva 

Con l'incombente diffusione di COVID-19, è importante più che mai che un'assistenza umanitaria tempestiva raggiunga le famiglie bisognose. L'accesso transfrontaliero continua ad essere l'unico modo efficace per raggiungere i bambini nella Siria nord-occidentale attraverso gli aiuti umanitari dai quali dipendono milioni di persone. 

Insieme ai nostri partner sul campo stiamo lavorando in tutta la Siria nord-occidentale per limitare i rischi della diffusione di COVID-19 sui bambini e sulle loro famiglie, per contrastare i maltrattamenti fisici ed emotivi, l’esclusione sociale, gli effetti sulla salute mentale e il disagio psicosociale, la violenza di genere, e per occuparsi dei bambini non accompagnati e separati e prevenire il lavoro minorile.

Per approfondire leggi il comunicato stampa

Chi ha letto questo articolo ha visitato anche