Ancora un naufragio al largo della Libia
Terribile la notizia giunta dall'Oim sull’ultimo naufragio nel Mediterraneo, che avrebbe tra le vittime anche un bambino.
Questo ennesimo episodio è l’ulteriore dimostrazione di quanto sia indispensabile e urgente un maggiore impegno degli Stati membri e dell’Unione Europea nelle operazioni di salvataggio e per un sistema strutturato, coordinato ed efficace di ricerca e soccorso e canali d’ingresso sicuri affinché cessi questa catastrofe.
I dati sui naufragi
Dal 2014 fino alla fine del 2020, secondo i dati dell’Unhcr, più di 16.400 persone risulterebbero scomparse o avrebbero perso la vita in quel tratto di mare, mentre nei primi mesi del 2021 sarebbero già 500 rispetto ai circa 150 morti registrati nello stesso periodo, secondo l’Oim.
Nel flusso di coloro che tentano di raggiungere l’Europa, fuggendo da povertà, violenze e conflitti ci sono molte persone vulnerabili e, tra loro, i minori stranieri non accompagnati. Oltre 1.300 quelli arrivati via mare dall’inizio dell’anno, a cui si aggiungono quelli arrivati da ieri sull’isola di Lampedusa, dove in poco più di 24 ore sono sbarcate oltre 2000 persone.
Non ci si può abituare a vedere morire uomini, donne e bambini in mare, così come è inaccettabile continuare a fare affidamento sull’intervento della Guardia Costiera Libica, che conduce le persone nuovamente nei centri di detenzione libici, dove queste sono vittime di violenze e orrori inenarrabili. La Libia non è un porto sicuro e nessuno dovrebbe esservi ricondotto, ma nel 2021 già 5.904 migranti sono stati riportati sulle sue coste (dati OCHA).