Digital Detox, 3 consigli per iniziare in famiglia
Con il termine “digital detox” ci si riferisce a una disintossicazione dal digitale, per staccare dalla routine e soprattutto dagli schermi.
Quale migliore periodo dell’estate per cimentarsi in questa esperienza? A maggior ragione questa attività può essere utile dopo un anno e mezzo di pandemia, durante il quale la tecnologia è diventata ancor più pervasiva, toccando tutti gli ambiti della nostra vita. Ma si può davvero “staccare” da tutto questo?
Abbiamo chiesto alcuni consigli alla Dottoressa Monica Bormetti, psicologa che si occupa di digital detox ed è consulente e coach sulla cultura digitale in azienda.
Digital detox significato
Letteralmente il termine “digital detox” si riferisce ad una disintossicazione dal digitale. Questo evoca una condizione negativa purtroppo. Infatti, se dobbiamo disintossicarci da qualcosa presupponiamo ci faccia male. Questo per il digitale non è sempre vero. E quest’ultimo anno ce l’ha insegnato bene: per quanto la DAD o lo smart working siano stati faticosi, in realtà la tecnologia ci ha permesso una certa continuità con le nostre attività di tutti i giorni.
In realtà con “digital detox” sarebbe opportuno evocare uno scenario positivo in cui non ci si sofferma sul “disintossicarsi” ma sul “digitale” orientando i propri sforzi ad un uso sano, consapevole, positivo e adeguato. Si tratta di termini abbastanza ampi che quindi non prevedono una “cura” uguale per tutti e dei parametri assolutamente condivisi.
Il “digital detox” può rappresentare il tentativo di trovare un proprio equilibrio e uso adeguato della tecnologia, a seconda dell’età e della vita che ognuno conduce, ad esempio definendo tempi e luoghi offline. Quantità e modalità di attuazionedi questo espediente possono essere diversi ma il tratto saliente rimane lo stesso: ritagliarsi dei momenti nella propria quotidianità in cui smartphone, pc, tablet, smart-watch, video game ecc. non entrano.
Attenzione a non esagerare, infatti il senso è trovare delle modalità sostenibili nel tempo, non attuabili un giorno e poi impraticabili. Potrebbe essere per esempio in famiglia darsi la regola di non avere device tecnologici durante le ore dei pasti. Un altro esempio è stabilire una stanza tech-free: la camera da letto, piuttosto che il salotto. Un uso inconsapevole del digitale può avere un impatto sostanziale sulla nostra concentrazione. Essere continuamente stimolati da video, immagini colorate e perenne movimento rischia di porre il nostro cervello in uno stato di continua attivazione in cui la mente funziona come una pallina da ping pong che fatica a rimanere ferma. Questo comportamento mentale porta poi il nostro cervello, attraverso la neuro-plasticità, ad allenarsi ad una perenne distrazione.
3 passi per iniziare un digital detox
Distaccarsi completamente dai dispositivi oggi è praticamente impossibile, per lo meno in modo definitivo. Ci sono persone che probabilmente lo fanno ma se pensiamo alle vite che conduciamo in occidente è chiaro che risulta particolarmente faticoso e forse anche senza un senso preciso. Possiamo però staccarci talvolta dalla tecnologia, per esempio per un weekend, ed è assolutamente sano. Tre accorgimenti per farlo in modo che sia davvero una fonte di ricarica e non di ulteriore stress:
- Trovare un'attività da fare.
Togliere lo smartphone non significa non fare nulla: individua qualcosa di gratificante che potresti fare nel weekend (sport, benessere, compagnia, lettura ecc.). - Mettere il telefono fuori portata di mano.
Se hai il telefono davanti agli occhi, prima o poi lo sblocchi. Quindi mettilo in un cassetto nascosto, in modalità aereo. - Condividere l'esperienza in famiglia.
Fai un weekend digital detox con tutta la famiglia insieme il tempo e non affrontare la cosa da sola o da solo.
All’inizio si potrebbe provare disagio ma poi si distingueranno chiaramente i benefici. L’importante è sperimentare un digital detox organizzato, creando il contesto adatto per fare in modo che diventi un’esperienza davvero rigenerante.
Per approfondire:
E se da un lato emergono le conseguenze negative di una sovraesposizione al digitale, dall’altro ci sono anche quelle dell’essere esclusi dalla dimensione online, se non si ha accesso alla rete o si è privi di competenze. Nella XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dati, mappe e interviste fotografano il bisogno di protezione per i più giovani mentre affrontano le “opportunità rischiose” della rivoluzione digitale in un’Italia che sconta ancora ritardi e carenze sulla strada per la transizione digitale.