In Afghanistan aumenta il rischio del lavoro minorile
Il divieto imposto dai talebani proibendo alle donne di lavorare per le organizzazioni non governative internazionali o nazionali in Afghanistan, potrebbe avere gravi ripercussioni anche sulle bambine e i bambini afghani.
Una recente indagine ha rilevato che il 29% delle famiglie con capofamiglia donna nel 2022 aveva almeno un figlio impegnato nel lavoro minorile, rispetto al 19% del 2021.
Cause del lavoro minorile in Afghanistan
L'Afghanistan sta affrontando la peggiore crisi economica e alimentare mai registrata, con oltre 28 milioni di bambini e adulti bisognosi di assistenza umanitaria. In questo contesto, bambine e bambini potrebbero essere costretti a lavorare per strada, nelle fabbriche o nelle case della gente perché i servizi che li sostengono sono stati sospesi a causa del divieto.
I genitori che cercano disperatamente di sfamare le proprie famiglie, mandano sempre più spesso i propri figli a lavorare in ambienti molte volte pericolosi. Tutto ciò ci spinge ad essere profondamente preoccupati dalle conseguenze del divieto sulle bambine e bambini e che possano venire impiegati nel lavoro minorile.
Le parole di Hasina, una delle nostre operatrici per la protezione dei bambini confermano i nostri timori: “Il divieto per le lavoratrici umanitarie significa che non possiamo gestire i nostri programmi di assistenza ai bambini, in particolare alle ragazze, impiegati nelle forme più pericolose di lavoro minorile, come il lavoro nelle fabbriche di mattoni, nei cantieri, nelle case delle persone, nella raccolta rifiuti e nell’accattonaggio per le strade”.
I rischi del divieto
Il nostro personale femminile è coinvolto in ogni aspetto dei programmi, dall'andare porta a porta per identificare le ragazze coinvolte nel lavoro minorile, iscriverle a scuola e sostenerle nell’educazione o iscriverle alla formazione professionale, insegnare alle ragazze competenze tecniche e aiutarle a creare le proprie attività.
Nasreen, 16 anni, è una delle tante ragazze che in Afghanistan è stata costretta a lasciare la scuola per lavorare. Hasina e il suo team hanno trovato Nasreen e l'hanno iscritta al nostro programma di formazione professionale: “Avevamo molti problemi finanziari e io lavoravo nelle case di altre persone pulendo, lavando i piatti, badando ai bambini e cucinando. Ma non era abbastanza, quindi ho dovuto iniziare anche io a chiedere l'elemosina. Ero così sconvolta, infelice e stanca della mia vita” ha raccontato Nasreen.
Grazie al progetto in cui è stata inserita ha imparato a ricamare, cucire vestiti e disegnare abiti. “È una buona opportunità per me e mi sento così felice” ha concluso la ragazza. Purtroppo però, con i programmi sospesi a causa del divieto, ora Nasreen è a casa e teme di essere costretta a tornare al lavoro.
Cosa chiediamo
Lavoriamo in Afghanistan dal 1976 per fornire servizi salvavita a bambine e bambini e alle loro famiglie in tutto il paese. Il nostro progetto sul lavoro minorile è volto ad aiutare bambine e bambini a tornare a scuola o, se ciò non è possibile, a fornire loro formazione professionale e una piccola borsa di studio per aiutarli a creare un reddito sicuro e sostenibile. Adesso, però, tutte queste attività sono sospese a causa del divieto.
Insieme ad altre ONG internazionali, chiediamo un'immediata revoca del divieto e garanzie da parte delle autorità de facto competenti che il suo personale femminile sarà in grado di lavorare in sicurezza e senza impedimenti.
Per scoprire di più leggi l'articolo "Intervento sospeso in Afghanistan, il nostro lavoro in 9 punti"