Caivano: trasformiamo le “periferie dei bambini”
In merito alla vicenda di Caivano, l'intervento di Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.
Le violenze contro le ragazze - e contro le bambine - hanno contrassegnato le cronache di questi giorni. Sono violenze, in molti casi perpetrate da coetanei, che avvengono nei più diversi contesti economici e sociali, anche nei quartieri “bene” e più esclusivi, alimentate da una – purtroppo - diffusa cultura di disprezzo verso le donne e il loro corpo, ridotto ad oggetto di cui servirsi.
Se la violenza “di genere” si annida in tutti i territori, in quelli più deprivati – come Caivano – è ancora più difficile avere i mezzi e gli strumenti per prevenirla e contrastarla e per far uscire le vittime dalla spirale di ricatti e di soprusi.
Caivano è una delle tante “periferie dei bambini”, uno di quei luoghi in Italia dove, come Save the Children denuncia da tempo, i più piccoli crescono in una condizione di grave svantaggio educativo rispetto ai coetanei. È un quartiere giovane - un quinto della popolazione è rappresentato da bambine, bambini e adolescenti (il 20,7% pari a 7.474) - ma solo il 17% degli alunni della scuola primaria ha accesso alla mensa scolastica e solo il 30% può frequentare il tempo pieno. La conseguenza più diretta è quella legata all’insuccesso scolastico: nella fascia 15-24 anni il 54,8% delle ragazze e dei ragazzi studia, un dato molto al di sotto della media nazionale pari 62,3%. Solo il 14,5% è occupato (media Italia 20%), e poco meno di 1 su 3 ingrossa le fila dei NEET (30,7%).
Dietro le statistiche, i volti e la vita quotidiana dei bambini e delle bambine, degli adolescenti, così come delle loro famiglie, dei docenti e degli educatori che in questo territorio difficile ogni giorno lottano per cambiare concretamente le cose, come ho potuto vedere con i miei occhi a Caivano, solo pochi mesi fa.
Per evitare che i riflettori domani tornino a spegnersi su Caivano e sulle tante periferie dei bambini di cui è costellato il nostro Paese, è necessario un impegno strutturato e continuativo da parte delle istituzioni e della comunità civile. Save the Children da tempo chiede l’istituzione di “aree ad alta densità educativa” nei quartieri più deprivati. Che significa, concretamente, asili nido, tempo pieno e mense scolastiche gratuite, spazi decorosi per il gioco e per lo sport, biblioteche e centri aggregativi, opportunità di formazione e di inserimento lavorativo. Chiediamo che la trasformazione delle “periferie dei bambini” divenga una priorità nell’azione del governo centrale, di quelli regionali e locali.
Al di là di ogni retorica, è questa la strada per curare le ferite di Caivano, per restituire ai bambini e alle bambine che ci vivono la possibilità di crescere liberamente e di far fiorire i propri talenti e le proprie capacità. L’esperienza ci insegna che un quartiere ricco di opportunità educative è anche in grado di creare efficaci anticorpi per contrastare ogni forma di violenza e che per primi proprio i ragazzi e le ragazze possono diventare soggetti attivi di questa trasformazione.