Cisgiordania e Gerusalemme Est: 4 bambini su 5 si sentono “abbandonati dal mondo”
Pubblichiamo oggi il nuovo rapporto “Speranza sotto le macerie: l'impatto delle politiche di demolizione israeliane sui bambini palestinesi e sulle loro famiglie”, redatto grazie al coinvolgimento di 217 famiglie palestinesi, tra cui 67 bambini tra i 10 e i 17 anni, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, le cui case sono state demolite dalle autorità israeliane negli ultimi dieci anni.
I bambini palestinesi si sentono abbandonati
Dal rapporto emerge che 4 bambini e bambine su 5 si sentono abbandonati dal mondo dopo che le loro abitazioni sono state demolite dalle autorità israeliane.
L’80% delle bambine e dei bambini che abbiamo intervistato ha affermato di non avere più fiducia nella capacità non solo della comunità internazionale, ma anche delle autorità e persino dei loro genitori di aiutarli e proteggerli.
Hanno detto di sentirsi impotenti e di provare disperazione pensando al futuro. “Nessuno ha impedito loro – o potrebbe impedirglielo in futuro – di distruggere la nostra casa, le nostre vite. Allora perché dovrei provare a sognare un futuro migliore?” racconta Fadi, 16 anni.
Anche rilevato che la maggior parte dei genitori, il 76%, e degli operatori sanitari si sente impotente e incapace di proteggere i propri figli e le proprie figlie dopo aver perso la casa. Provano vergogna, irritazione e rabbia, oltre ad essere emotivamente distanti dai loro figli.
“Questi risultati scioccanti dovrebbero essere un segnale di avvertimento per la comunità internazionale: i bambini e le loro famiglie si sentono sconfitti e impotenti. Dal 1967, le autorità israeliane hanno demolito 28.000 case palestinesi. Ogni demolizione ha sradicato un'intera famiglia, distruggendo i sogni e le speranze di 6.000 bambini e delle loro famiglie negli ultimi 12 anni. Queste demolizioni non solo violano il diritto internazionale, ma rappresentano anche un ostacolo al diritto dei bambini di avere una casa sicura e di poter andare a scuola in sicurezza. In quanto paese occupante, Israele deve proteggere i diritti di coloro che vivono sotto l'occupazione, in particolare i bambini” ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children per i Territori Palestinesi Occupati.
Sempre più isolati e soli
Sette bambini su dieci, inoltre, hanno affermato di sentirsi socialmente isolati e di non avere alcun contatto con le loro comunità dopo che le loro case sono state demolite. Faris, 14 anni, racconta: “Continuiamo a spostarci per trovare un posto dove vivere e l'instabilità mi sta facendo impazzire. Sento che ovunque io vada, verranno e distruggeranno la mia vita”.
La maggior parte dei bambini intervistati ha mostrato evidenti segni di disagio, tra cui tristezza, paura, depressione e ansia, hanno raccontato di avere incubi frequenti, di sentirsi come se non ci fosse un posto sicuro per loro e di essere paralizzati dalla paura. “Tutto ciò che ho sono ricordi tristi. Sono ancora traumatizzato dall’immagine dei soldati e dei loro cani che attaccano e feriscono mio padre [durante la demolizione]. Faccio incubi sulle ruspe che spazzano via casa nostra pietra dopo pietra e il rumore delle esplosioni mi perseguita ancora” racconta Ghassan, 15 anni.
“A meno che la comunità internazionale non riterrà il governo di Israele responsabile di tali violazioni, le case e le scuole continueranno ad essere demolite e i bambini pagheranno il prezzo più alto. I bambini devono poter sperare di nuovo. Senza speranza non c'è possibilità per i bambini di vivere in pace. Il cessate il fuoco del mese scorso arrivato dopo l'aumento delle violenze a Gaza e nel sud di Israele è solo il primo passo. La comunità internazionale non può dimenticare il suo obbligo di difendere i diritti dei bambini palestinesi e di fare pressione per una soluzione a lungo termine a un conflitto decennale” ha aggiunto Jason Lee.
Esortiamo il governo israeliano a porre fine alle demolizioni
Esortiamo il nuovo governo israeliano a porre immediatamente fine alla demolizione di case e proprietà nei Territori Palestinesi Occupati e a revocare le politiche che contribuiscono a creare un ambiente coercitivo e aumentano il rischio di trasferimento forzato delle comunità palestinesi.
Per saperne di più leggi il comunicato stampa.