Gaza: nuovo blocco delle forniture di combustibile, 1.700 persone a rischio
Anche prima di questo nuovo stop delle forniture, gli ospedali erano già costretti ad utilizzare le riserve di emergenza che si sarebbero esaurite entro fine agosto impedendo il pieno funzionamento dei servizi nelle 24 ore giornaliere.
L’improvvisa perdita delle forniture attraverso Kerem Shalom è destinata ad anticipare questo rischio e compromettere il ripristino delle riserve stesse. Secondo la stima delle Nazioni Unite, tutto questo metterà a gravissimo rischio ogni singolo giorno la vita di più di 1.700 persone tra cui, in media, più di 100 neonati, 100 pazienti in terapia intensiva, 700 pazienti in emodialisi, 200 pazienti che necessitano di interventi chirurgici, 100 donne che necessitano di interventi ostetrici e 500 pazienti che necessitano di cure d’emergenza.
Il blocco nel suo insieme è un atto illegale per la legge internazionale e una inaccettabile violazione dei diritti di accesso alla salute e all’educazione dei bambini. Il varco deve essere urgentemente riaperto a tutte le merci e deve essere assicurata l’assenza di altri blocchi in futuro.
“L’89% del sistema di distribuzione dell’acqua non è in grado di fornire acqua potabile e l’elettricità arriva solo poche ore al giorno. I bambini di Gaza sono già in difficoltà nell’accesso ai servizi medici di base e all’acqua potabile, e ogni giorno di chiusura del varco rende più vicina la catastrofe umanitaria.” ha dichiarato Misty Buswell, Direttore Advocacy per il Medio Oriente di Save the Children.
“La potenza occupante è obbligata a provvedere ai bisogni umanitari della popolazione protetta e la cessazione del blocco è un imperativo insieme alla ripresa delle forniture. La comunità internazionale deve fare di più per fermare questa erosione continua dei diritti di base dei bambini, come quello fondamentale dell’accesso alla salute.”