Sudan: ogni 10 secondi un bambino in fuga

Marie-Sophie Schwarzer/Save the Children
In Sudan, da aprile 2023, il conflitto armato ha causato una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Secondo una nostra recente analisi, ogni 10 secondi, un bambino è costretto a fuggire da casa.
Oggi questo rende il Sudan un Paese che affronta la più grande crisi di sfollamento infantile a livello globale. In due anni, infatti, oltre 6,5 milioni di bambine e bambini hanno dovuto lasciare le proprie case e attualmente sono più di 12,6 milioni, ovvero una persona su tre, le persone che risultano sfollate a causa del conflitto.
Sudan: 2 anni di conflitto e 6,5 milioni di bambini sfollati
Già prima del conflitto, il Sudan affrontava una delle peggiori crisi umanitarie globali. Negli ultimi due anni, si stima che circa 28.700 persone abbiano perso la vita, mentre migliaia di bambini sono stati separati dai genitori rimanendo esposti a violenze e sfruttamenti. Solo nel 2024, abbiamo registrato più di 2.686 segnalazioni di violazioni gravi dei diritti dei bambini.
La maggior parte di queste violenze riguardano non solo uccisioni e mutilazioni, ma anche reclutamento e violenza sessuale contro i bambini. Immaginate l’impatto che tutto questa ha potuto causare, e le sofferenze immense sopportate da bambine e bambini in Sudan in due anni il conflitto. Il mondo ha il dovere di prendersi cura di loro.
Le storie dietro i numeri
Dietro ogni numero ci sono volti e storie. Come quella di Shiroug Idris, illustratrice sudanese costretta a lasciare Khartoum nel 2023 e ora vive a 500 km di distanza, a Kassala, nel Sudan orientale. In occasione dei due anni dall’inizio del conflitto, abbiamo collaborato con lei per dare voce a bambine e bambini attraverso l’arte. Durante una visita a Gedaref, Shiroug ha condotto un laboratorio artistico per permettere ai bambini di esprimere attraverso il disegno le proprie esperienze legate al conflitto.
Tra loro, Fatima, originaria dello Stato di Al Jazirah, è stata costretta a fuggire dopo che un proiettile ha colpito la casa in cui viveva con la sua famiglia. Nonostante la fuga, i soldati sono riusciti a trovarli, minacciandoli di ucciderli. “Avevo paura che ci avrebbero uccisi, ma la mia mamma mi ha rassicurata. Quando siamo arrivati a Gedaref ero felice, perché non c’erano più suoni di guerra, solo pace”. Queste le parole strazianti condivisa da Fatima, che ha solo 11 anni e teme per la sua vita. La sua famiglia si è spostata in diversi villaggi, affrontando violenze, estorsioni. Oggi, Fatima vive in un campo profughi a Gedaref, dove ha trovato sicurezza, può andare a scuola e frequenta uno spazio a misura di bambino.
Fra loro c’era anche Mariam, 14 anni, catturata e violentata da un gruppo di uomini armati insieme a un’amica, che non è sopravvissuta a causa delle ferite riportate. Rimasta incinta, Mariam è stata allontanata dalla propria famiglia e ha partorito in condizioni precarie e senza assistenza. La sua bambina è morta poco dopo. Quando siamo venuti a conoscenza della sua situazione, le abbiamo fornito assistenza sanitaria e supporto medico e psicologico, lavorando anche con la sua famiglia per aiutarla a comprendere la situazione e a riaccogliere la figlia. Oggi Mariam è di nuovo a casa e continua a ricevere il nostro supporto.
Il nostro intervento in Sudan
Mohamad Abdiladif, Direttore di Save the Children per il Sudan: "Questa è diventata la più grande crisi di sfollamento infantile al mondo, ma nonostante l'urgente necessità, la crisi in Sudan rimane ampiamente sottovalutata e il mondo non se ne accorge. Quando le persone sono costrette a lasciare le proprie case a causa della violenza, di solito sono le donne e i minori i primi a fuggire, per questo spesso vediamo campi profughi pieni di bambini. Il numero di minori sfollati in Sudan, la loro giovane età e la loro vulnerabilità, è sconcertante".
Siamo presenti in Sudan dal 1983 e continuiamo a lavorare per rispondere ai bisogni urgenti di bambini e famiglie colpite dal conflitto, fame e povertà. Lanciamo un appello urgente alla comunità internazionale, chiedendo azioni politiche concrete e immediate per affrontare questa crisi, per un cessate il fuoco immediato e per compiere progressi verso un accordo di pace duraturo.