Gestione dei conflitti a scuola: 6 spunti per iniziare
Come può la scuola gestire i conflitti? Come possono gli insegnanti prevenire e affrontare gli atteggiamenti e i comportamenti di irrequietezza, sfida e trasgressione delle regole o quelli di prevaricazione sui coetanei da parte degli studenti?
Conflitti e strategie a scuola
Il grado di sviluppo e le possibilità di apprendimento del bambino dipendono in gran parte dalle esperienze che è messo nelle condizioni di fare e dal significato che gli adulti di riferimento danno ad esse. Come ricordato nella Dichiarazione di Siviglia sulla violenza dell’Unesco (1989), nell’evoluzione della nostra specie è risultata vincente l’intelligenza prosociale, con la sua forte componente emotiva, non la violenza.
Che cosa può fare la scuola per permettere a bambini e ragazzi questo allenamento alla prosocialità?
6 consigli per risolvere i conflitti a scuola
- Costruire un clima scolastico positivo. Attraverso l’attenzione al gruppo e alle sue dinamiche si può permettere a bambini e ragazzi di incontrare il proprio mondo affettivo in contesti di gruppo, quale appunto diviene una classe scolastica. Insegnanti ed educatori si devono porre come valido modello attraverso l’esempio e devono prendere sul serio tutti gli aspetti della vita degli alunni, senza negare quello dei conflitti. Lo stile educativo da adottare deve essere autorevole, incoraggiante e coinvolgente. Sono importantissime scelte che puntino sull’apprendimento cooperativo, che permettano agli studenti di imparare a sostenere senza rivalità ed antagonismo il proprio punto di vista con la disponibilità e la capacità di recepire anche prospettive altrui.
- Curare il quotidiano attraverso attenzione e ascolto. È fondamentale la disapprovazione esplicita delle condotte aggressive. Voler “vedere” comunica ai ragazzi un messaggio importante: la violenza, le prevaricazioni grandi o piccole, la sofferenza, meritano attenzione, non sono situazioni “normali” ed inevitabili. L’attenzione non si manifesta tanto attraverso l’azione interventista quanto mediante l’ascolto e attraverso la valorizzazione delle capacità di ciascuno, attuando controllo, vigilanza e sanzione solo per la responsabilizzazione degli alunni, promuovendo una partecipazione democratica degli studenti alla vita della scuola, anche a partire dai momenti più informali, come gli intervalli ed i momenti ludici.
- Superare un approccio trattamentale. Semplicistiche ed ambigue definizioni di bullismo sono spesso proposte come chiave interpretativa di ogni comportamento minimamente aggressivo o trasgressivo da parte dei ragazzi. È necessario lavorare per l’acquisizione di maggiori capacità di comprensione e collegamento tra cause (stati d’animo, avvenimenti, sofferenze, atteggiamenti, comportamenti, ecc.) ed effetti (sofferenza, possibile sanzione, stigma, ecc.).
- Interventi di tipo preventivo. Si propongono di migliorare la qualità del clima scolastico; devono avere carattere di continuità e, nei casi migliori, si attuano coinvolgendo la comunità educante. Tali attività hanno una loro dignità pari agli altri insegnamenti che costituiscono il “corpus” riconosciuto delle programmazioni educative e didattiche della scuola.
- Percorsi di sviluppo socioaffettivo. Costruire spazi della parola come l'attività di circle time, intesa come contenimento e canale delle emozioni, permette di favorire lo sviluppo di capacità di pensiero riflessivo e di autocontrollo, per frenare il dilagare di azioni impulsive. Gli studenti impareranno così a riconoscere e ad esprimere i loro sentimenti, partendo dal renderli dicibili e nominabili, anche quelli negativi o difficili da accettare.
- Creare “azioni di sistema”. Nel quadro complessivo di interventi e di attività generali, in cui assume un ruolo fondamentale la proposta educativa della scuola verso i giovani servono itinerari che conducano, o almeno avvicinino, ad un’assunzione di responsabilità condivise tra scuola e famiglia, anche se si collocano sempre su terreni impervi e difficili.
la testimonianza di una docente
La testimonianza di Sara Risi, docente supporter di Fuoriclasse in Movimento.
“Nella nostra piccola scuola due sono i punti di forza imprescindibili per la risoluzione dei conflitti: la prevenzione e la comunità. In un’ottica preventiva, l’utilizzo dei giochi di ruolo cooperativi permette ai bambini di vivere sulla loro pelle cosa si prova ad impegnarsi per un obiettivo comune, cosa significa vincere insieme e mettersi nei panni di un altro. In seguito alle attività è assolutamente necessario approcciarsi ad una riflessione metacognitiva di quanto accaduto e provato. Quando si verifica un conflitto, poiché gli insegnanti non hanno soluzioni “preconfezionate”, è nostra abitudine parlarne insieme ai bambini in agorà o in classe. Dopo aver dato un po’ di tempo per le spiegazioni e i chiarimenti, vengono accettate solo eventuali proposte di risoluzione. Spesso vengono stabilite delle “sanzioni” da pagare: se hai fatto qualcosa che è andato a svantaggio della comunità, quello che puoi fare è un qualcosa che vada a beneficio di tutti: una sorta di lavoro socialmente utile”.