IMPOSSIBILE 2024: nuovo sguardo sull’Africa e il potenziale dei giovani 

Awale Koronto / Save the Children

Entro il 2030, oltre il 40% della popolazione giovanile mondiale sarà africana ed entro il 2050 il continente rappresenterà più del 25% della popolazione globale e un’età media inferiore ai 25 anni. L’Africa, inoltre, ha il secondo tasso di crescita economica più alto dopo l’Asia, e una persona su 5 in età riesce ad avviare in via del tutto autonoma un’attività lavorativa. 

Già solo questi pochi dati mostrano come l’Africa sia il continente che cresce di più ed è il più giovane. Una grande opportunità che rappresenta un potenziale enorme per lo sviluppo, ma a condizione che tutti possano accedere in modo equo ad un adeguato percorso educativo e formativo. Purtroppo, infatti, nonostante i progressi degli ultimi 60 anni, l’Africa subsahariana registra i più alti tassi di esclusione scolastica al mondo e di povertà dell’apprendimento.

Partendo dal dossier Con altri occhi: uno sguardo diverso sull’Africa che cambia grazie al potenziale dei giovani, lanciato in occasione della seconda e ultima giornata di IMPOSSIBILE 2024, raccontiamo più da vicino luci e ombre di un continente, che necessita di una grande investimento di fiducia verso le nuove generazioni.

IMPOSSIBILE 2024: il potenziale dei giovani in Africa

Dopo la ricca giornata di ieri, la seconda giornata di IMPOSSIBILE 2024 riprende dalla sessione “Cambiare prospettiva, sprigionare il potenziale dei giovani in Africa”, attualmente in corso presso l’Acquario Romano.

Per porre un nuovo sguardo sull’Africa, i temi centrali delle nostre riflessioni riguardano il ruolo attivo dei giovani africani, il loro grande fermento innovativo e l'importanza di supportare la crescita del loro talento e delle loro aspettative. Questo può essere realizzato coinvolgendo tutti i settori della società e creando partenariati multistakeholder efficaci, per promuovere uno sviluppo sociale ed economico sostenibile e duraturo. C’è sempre più bisogno di porre in evidenza le tendenze positive in atto, le esperienze, le voci e le buone pratiche che emergono dal continente africano, troppo spesso tenute ai margini del dibattito pubblico, affinché possano diventare veri e propri modelli di sviluppo

Dopo l’apertura dei lavori, da parte della nostra Direttrice Generale, Daniela Fatarella, l’intervento di Stefano Gatti, Direttore Generale DGCS del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e il key note speech di Lethabo Sithole, Managing Partner di Amila Africa e Chairperson of the AfCFTA Youth Forum’s Advisory Board, dal Sudafrica, passeremo al successivo dibattito, suddiviso in due sessioni, con la moderazione del Direttore dell’Ansa, Luigi Contu

Rivedi la diretta e tutti i momenti salienti della seconda giornata di IMPOSSIBILE 2024.

Investire nei giovani: il Piano Mattei come occasione

Al di là dei dati e delle riflessioni che presenteremo di seguito, ciò che è certo è che l'Africa ha bisogno di investire nell'istruzione e nella formazione per i giovani per favorire lo sviluppo. Per far crescere sempre di più il potenziale dei giovani in Africa è necessario promuovere le soft skills, l'empowerment, creare opportunità di lavoro e imprenditoria attraverso l'accesso al credito e partenariati innovativi, una cooperazione, quindi, basata sull’ownership africana e il co-sviluppo. In questo momento il G7 e il Piano Mattei per l’Africa rappresentano due grandi occasioni per il nostro Governo:

Con il lancio del Piano Mattei per l’Africa, il governo italiano ha espresso l’ambizione di ricoprire un ruolo nuovo e attivo nelle relazioni tra Europa e Africa. Il Piano Mattei prevede un piano di investimenti di circa 5,5 miliardi di euro, distribuiti su quattro anni e l’avvio di progetti anche volti a creare connessioni e partenariati tra istituzioni e settore privato, in ambiti fondamentali come l’educazione, la salute, l’agricoltura, l’energia e l’accesso all’acqua.

“Affinché tutto ciò non diventi un’occasione persa, è necessario promuovere un cambiamento sistemico radicale, assumersi l’onere di un impegno a fianco delle popolazioni, che si basi innanzitutto sulla redistribuzione delle opportunità. Un investimento prioritario sull’infanzia e sui giovani non è più rimandabile, così come il rafforzamento del ruolo degli attori locali, la valorizzazione dell’esperienza e delle competenze delle organizzazioni della società civile e il pieno coinvolgimento dei governi e della società civile dei Paesi partner nei processi decisionali e di coordinamento delle iniziative.” ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children.

gli investimenti sull'istruzione

L’educazione rappresenta la leva per una società equa e giusta, e la garanzia di una cooperazione basata sul rispetto dell’ownership africana e del co-sviluppo, deve necessariamente basarsi su di essa. Una cooperazione allo sviluppo, quindi, che rafforzi l’educazione, l’empowerment e l’accesso al credito delle nuove generazioni.

Come dicevamo, l’Africa subsahariana registra i più alti tassi di esclusione scolastica al mondo e di povertà dell’apprendimento. Ecco alcuni dati utili a comprendere lo stato dell’educazione nel contesto africano:

  • si stima infatti che un quinto dei bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni e un terzo di giovani tra i 12 e i 14 anni non frequentino la scuola,
  • 9 bambini su 10 non siano in grado di leggere e comprendere un semplice testo all’età di 10 anni.
  • Vi è l’esigenza di 17 milioni di insegnanti in più per poter raggiungere l’istruzione primaria e secondaria universale entro il 2030, un punto cardine su cui investire. 

Queste evidenze mostrano quanto sia necessario partire dall’educazione quale fondamento imprescindibile su cui costruire il futuro di bambini e bambine e quello delle comunità. È fondamentale investire in risorse adeguate ad assicurare l’accesso a una educazione inclusiva e di qualità fin dalla prima infanzia, rafforzando la resilienza dei sistemi educativi per assicurarne la continuità. Per raggiungere tali obiettivi è necessario colmare il gap di finanziamenti per l’educazione a livello globale, assicurando il pieno finanziamento dei Fondi Multilaterali quali la Global Partnership for Education e Education Cannot Wait. 

Permettere agli adolescenti e giovani di diventare agenti di cambiamento e parte attiva della crescita della propria comunità, vuol dire supportarli tanto nell’acquisizione delle competenze professionali quanto di quelle personali, tra cui abilità relazionali, morali e creative. 

Disuguaglianze, instabilità politica e conflitti: luci e ombre dell'Africa

Oltre a soffermarci sulle tendenze positive dell’Africa e sui settori che maggiormente dovrebbero ricevere investimenti concreti, non possiamo trascurare nelle nostre riflessioni le fragilità che attraversano il continente. Parliamo di disuguaglianze, instabilità politica e conflitti in atto: 

  • La crescita delle disuguaglianze, con ricchezze concentrate nei ceti socialmente più ricchi, che, come conseguenza diretta porta a non avere risorse sufficienti a disposizione dei governi per soddisfare i bisogni della popolazione.
  • La disuguaglianza di reddito rimane molto elevata nell'Africa subsahariana: il 10% più ricco della regione controlla quasi il 56% del reddito totale, in linea con le caratteristiche di estrema disuguaglianza che si riscontrano in America Latina e in India. 
  • Tra le 20 nazioni in cui maggiormente si concentrano le disuguaglianze, vi sono 9 paesi africani, tra cui Paesi ricchi di risorse naturali, come Sudafrica e del Botswana.
  • Ormai da anni l’Africa detiene il triste record del maggior numero di minori che vive in zone di conflitto armato: parliamo di 183 milioni di bambini e bambine solo nel 2022.

A completare il quadro delle fragilità del continente, si aggiungono ulteriori fattori, come:

  • Le conseguenze della crisi climatiche: hanno contribuito a lasciare almeno 33 milioni di persone nell’Africa orientale e meridionale a livelli emergenziali di insicurezza alimentare.
  • Conseguenze del duplice impatto di povertà e rischio climatico: dei 774 milioni di minori che ne subiscono l’effetto, il 40% in Africa subsahariana. 

È tuttavia importante conoscere e fare leva sulle tendenze positive già in atto e sul potenziale inespresso di una popolazione giovane e in grande fermento innovativo. Per porre un nuovo sguardo sull’Africa, favorire l’occupazione e l’imprenditorialità giovanile, quindi, diventa fondamentale. 

Investire sull'Imprenditoria giovanile

L’Africa vanta i più alti tassi di imprenditorialità al mondo, soprattutto giovanile:

  • oltre 1 persona su 5 in età lavorativa ha avviato una nuova attività,
  • più di tre quarti dei giovani intendono avviarne una entro cinque anni,
  • la più alta percentuale globale di donne imprenditrici.

Queste attività sono prevalentemente di piccole dimensioni e a carattere familiare, poiché l’economia africana è soprattutto un’economia informale, che si basa su piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano l'80%-90% dei posti di lavoro nel continente, dove è coinvolto il 95% dei giovani africani.

All’interno dell’economia Africana sono presenti anche le cosiddette "SME Eagles (Small and Medium Enterprises Eagles)", realtà spesso gestite da giovani e guidate da imprenditori esperti in un mercato collaudato. L'Africa emerge anche come un hub per l'imprenditorialità a forte crescita con numerose start-up innovative e tecnologiche. 

“C’è un grande dinamismo ed è necessario mettersi all’ascolto di questa forza nascente da intercettare e supportare in termini di sostegno, sistematizzazione e organizzazione. Ogni tipo di intervento per lo sviluppo dell’Africa deve partire dall’empowerment dei più giovani, per ribaltare un settore imprenditoriale frenato da problemi quali accesso al credito e ai finanziamenti, elevati costi di gestione a causa di infrastrutture inadeguate, condizioni macroeconomiche sfavorevoli, politiche governative poco favorevoli”, continua Daniela Fatarella.

Le attività di cooperazione internazionale dovrebbero integrarsi con i piani strategici dell'Unione Africana per attrarre investimenti, inclusi quelli privati, verso settori prioritari per l'occupazione giovanile, come l'economia digitale, i green jobs e l'economia dei servizi. 

L’intervento in Africa per l’empowerment giovanile 

Il nostro intervento in Africa è ormai attivo da diversi anni, con l’obiettivo, tra gli altri, di promuovere l’accesso all’apprendimento sicuro e di qualità, il benessere e l’empowerment socioeconomico degli adolescenti e dei giovani. Organizzazioni come la nostra possano avere un ruolo importante come acceleratore di impatto, che si attua non solo attraverso i finanziamenti ma soprattutto con modelli operativi innovativi ed efficaci. Ad esempio, in Rwanda abbiamo dato vita al Kumwe Hub, un’iniziativa che investe in start-up e imprenditori locali e che in due anni di vita ha supportato oltre 180 imprenditori, il 30% dei quali sono donne, il 60% giovani e il 57% rifugiati, realizzando un impatto positivo su oltre 16.000 bambini e bambine

Leggi la storia di Rodrick, esempio di cambiamento e sfida dei tradizionali ruoli di genere nella sua comunità.

È essenziale agire come ponte per facilitare il dialogo tra le comunità locali, le imprese e le grandi aziende che operano in Africa, mettendo al centro la tutela dei diritti dei bambini, in particolare il diritto all'istruzione. Un esempio di questo approccio è il progetto in collaborazione con Ferrero dal 2016 nelle comunità produttrici di cacao in Costa d'Avorio, che si concentra sullo sviluppo comunitario, la protezione dell’infanzia, l'accesso all'istruzione, la nutrizione e l'empowerment degli adolescenti e dei giovani.

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