La fame mangia i bambini: campagna sulla malnutrizione infantile

Francesco Alesi per Save the Children

Nel 2023 le bambine e i bambini nati in condizione di fame sono stati più di 17.6 milioni, un quinto in più rispetto al 2013.

Nell’attuale contesto di “policrisi” in cui ci troviamo, i conflitti armati, i cambiamenti climatici e le crisi economiche compromettono la possibilità per milioni di persone di accedere al cibo sufficiente. Ciò rappresenta una minaccia senza precedenti per il benessere e lo sviluppo delle bambine e dei bambini, in diverse parti del mondo.

Per sensibilizzare il pubblico sulla condizione della fame nel mondo, lanciamo la Campagna La fame mangia i bambini, per dare cibo terapeutico, acqua e cure mediche a tanti bambini malnutriti.

La fame mangia i bambini

Ogni 2 secondi al mondo nasce un bambino destinato alla fame. Quando un bambino non ha nulla da mangiare, è la fame a mangiare il suo mondo, prosciuga ogni energia, spegne ogni curiosità, impedisce l’apprendimento e ferma la voglia di giocare.

Nel 2023 la fame ha colpito circa 733 milioni di persone, 152 milioni in più rispetto al 2019: rappresentano 1 persona su 11 a livello globale. La condizione della fame peggiora in Africa, dove ne soffre il 20,4% della popolazione ovvero 1 persona su 5. La situazione resta stabile in Asia, continente che però continua a ospitare oltre la metà delle persone in condizione di fame nel mondo, e vede una riduzione dei livelli di fame in America Latina.

Ma è a Gaza che attualmente si registra il più alto tasso di malnutrizione a livello globale: 1.1 milioni di bambini. Questo dato è pari all’intera popolazione infantile che si trova in uno stato di gravissima insicurezza alimentare a causa del conflitto in corso.

Fame e conflitti

Nel nuovo rapporto “La fame mangia i bambini lanciato insieme alla campagna, evidenziamo come i conflitti siano le principali cause dell’insicurezza alimentare per circa 135 milioni di persone in 20 Paesi del mondo: Medioriente, Ucraina, Sudan, un numero crescente di conflitti, sempre più prolungati nel tempo, hanno conseguenze devastanti sulla vita dei civili. Se i bambini sopravvivono alle bombe, si trovano minacciati dalla fame che, in alcuni conflitti, viene utilizzata come una vera e propria arma di guerra.

Perché la fame è una conseguenza della guerra? Durante i conflitti milioni di persone si ritrovano a fare i conti con la carenza di cibo, a causa di violenze, crisi economico-lavorative, aumento dei prezzi dei generi alimentari, a spostamenti forzati e ai danni alle infrastrutture civili.

Un anno di guerra a Gaza è un esempio delle conseguenze disastrose della proibizione dell’accesso umanitario: ben il 96% della popolazione della Striscia sta affrontando un’insicurezza alimentare acuta a livelli critici o anche maggiori, con oltre 495.000 persone arrivate allo stadio più alto secondo la classificazione IPC, e affrontano livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta.

Fame e crisi climatica

Dalla nostra analisi viene messo in luce come anche i cambiamenti climatici siano all’origine della malnutrizione nel mondo, per 77 milioni di persone in 18 Paesi, tra cui 33 milioni di minori. Numero più che raddoppiato dal 2018. Se pensiamo ad esempio alle inondazioni in Pakistan, le prolungate siccità nel Sahel e in Somalia e il distruttivo uragano Freddy in Mozambico e Malawi, l’intensità e la frequenza di questi fenomeni climatici estremi hanno degli impatti profondi sui sistemi alimentari e sulla competizione per le risorse naturali.

Ma è sicuramente la Somalia ad essere tra i Paesi maggiormente colpiti dall’impatto dei cambiamenti climatici dal punto di vista dell’insicurezza alimentare. Nei primi mesi del 2024 forti piogge e allagamenti, esacerbati dall’aridità del terreno dovuta ad una prolungata siccità nei mesi precedenti, ha portato il 21% della popolazione a livelli elevati di insicurezza alimentare (IPC 3-4). Riportiamo alcuni dati sulla malnutrizione in Somalia:

  • Quasi 4 milioni di persone continuano a soffrire di insicurezza alimentare,

  • 7 milioni hanno bisogno di assistenza umanitaria, pari al 40% della popolazione,

  • quasi 2 milioni sono i bambini a rischio di malnutrizione acuta.

 Malnutrizione infantile nel mondo

La malnutrizione acuta è causa di circa 1 decesso su 5 tra i bambini con meno di 5 anni nel mondo. Cifra che purtroppo è destinata ad aumentare, poiché i dati non includono l’attuale impatto che l’escalation di violenza nei Territori Palestinesi Occupati sta avendo sulla malnutrizione o sul tasso di natalità nella regione.

Se da una parte i trend evidenziano che, nel mondo, la malnutrizione infantile sia costantemente diminuita dal 2000 in avanti, dall'altra gli ultimi dati disponibili mostrano che i livelli di malnutrizione siano ancora drammatici e lontani dai target definiti dal Secondo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile. La malnutrizione acuta nei bambini è aumentata del 20% tra il 2020 e il 2022 nei 19 Paesi più colpiti da crisi umanitarie, passando da 23 milioni nel 2020 (pre-pandemia) a 27.7 milioni nel 2022. Se i trend attuali verranno confermati, si stima che 128,5 milioni di bambini saranno colpiti da malnutrizione cronica nel 2030, circa la metà dei quali in Africa occidentale e centrale.

Lavoriamo ogni giorno per rispondere alle gravissime crisi alimentari nei contesti più difficili del mondo. Con la campagnaLa fame mangia i bambini, vogliamo portare assistenza a bambine e bambini e alle loro famiglie nelle aree dove c’è più bisogno di aiuto.

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“Ancora una volta, vogliamo riportare l’attenzione su questo dramma silenzioso e sulle sue cause, dalle guerre, in cui la fame diviene la più tremenda delle armi, alla crisi climatica, alla base del collasso di interi sistemi alimentari che stanno sempre più negli anni affrontando la carenza di acqua e di cibo” dichiara Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children.

Il nostro intervento per l’emergenza fame

Lavoriamo per rispondere ai bisogni immediati dei bambini nei contesti caratterizzati da fame e crisi alimentare in situazioni di emergenza, ma anche tramite interventi di lungo periodo per rendere i sistemi più resilienti e capaci di prevenire e gestire meglio i rischi.

  • Operiamo insieme ai governi, ai partner locali e nazionali, alle comunità e ai bambini, garantendo che i diritti dei minori siano al centro delle politiche e dei piani di risposta alle emergenze.

  • Coinvolgiamo le famiglie, implementando azioni preventive e focalizzandosi in particolare sui primi 1.000 giorni di vita dei bambini, i più critici.

  • Sosteniamo le comunità locali al fine di rafforzare la loro resilienza economica e climatica, promuovendo mezzi di sussistenza alternativi, l'accesso ai sistemi di credito e la promozione del risparmio e degli investimenti nelle imprese.

  • Quando la fame colpisce, i nostri operatori garantiscono l’accesso ai servizi sanitari e nutrizionali essenziali, fornendo cibo e assistenza sanitaria gratuita ed essenziale sia attraverso centri e cliniche fisse, sia attraverso team sanitari mobili. 


“Per questo chiediamo al Governo italiano e alle istituzioni internazionali di supportare risposte locali alle crisi alimentari così come di incrementare i fondi per sostenere servizi di risposta alle emergenze alimentari nelle comunità più a rischio e interventi di lungo periodo per affrontare le cause della fame”, conclude Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children.

Approfondisci:

Per saperne di più su come sostenere la campagna, i Testimonial, e i nostri partner, visita la pagina sull'Emergenza Fame.

Scopri anche il Report “La fame mangia i bambini”.
 

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