Una giornata con Ali, operatore umanitario in Yemen
Lo scorso anno ero in missione a Hajjah nel nord dello Yemen dove Save the Children distribuisce cibo, acqua e cure mediche alle famiglie yemenite.
Il mio compito è stato quello di accompagnare il team medico delle unità mobili nel loro lavoro. Le unità mobili sono delle cliniche itineranti che forniscono servizi salva-vita a coloro che non hanno la possibilità di raggiungere un centro medico. In Yemen infatti più della metà delle strutture sanitarie è stata danneggiata o distrutta dalla guerra e le strade sono spesso intransitabili.
In Yemen ad aggravare la situazione è la diffusione della peggiore epidemia di colera al mondo dove i bambini, in mancanza di cure, sono coloro che ne stanno pagando il prezzo più alto.
Le nostre cliniche mobili possono così fare la differenza per i bambini più vulnerabili.
È stato un viaggio lungo e difficile quello per raggiungere tutte le persone in difficoltà. Lungo il tragitto c’erano pochissimi segni di quella che è la modernità; pochissime macchine, scuole e ospedali intatti o strade asfaltate. Gli attacchi aerei hanno portato via tutto dando così la sensazione che fossimo tornati indietro nel tempo. Le persone non hanno medicinali e sono costrette ad utilizzare erbe e piante per curarsi, le macchine inoltre sono spesso rimpiazzate dal trasporto animale.
Tutto ciò mi ha fatto capire l’importanza vitale del nostro lavoro e mi sono sentito molto orgoglioso di far parte del team.
Quando siamo arrivati alla scuola prefissata come centro medico temporaneo c’erano già centinaia di persone ad attenderci. I corridoi erano talmente pieni che a stento riuscivo ad entrare e a farmi spazio tra le persone.
Molte donne, di qualsiasi età, hanno camminato ore per raggiungerci. Un dottore del team mi ha riferito che data la mancanza delle strutture sanitarie questa clinica da sola cura più di 300 persone al giorno.
La venticinquenne Maram mi ha raccontato che nonostante la pericolosità del viaggio viene alla clinica ogni settimana con la sua bambina di due anni malnutrita. Qui la sua piccola riceve i trattamenti necessari per combattere la malnutrizione. Per raggiungerci deve camminare per cinque ore sulle strade sterrate poiché non ha soldi a sufficienza per i trasporti pubblici. Ha dovuto persino partorire in casa perché non aveva modo di raggiungere l’ospedale.
La sofferenza di tutte le persone in Yemen è evidente. Le loro storie riflettono tristemente la situazione in tutto il Paese.
Homadi è venuta alla nostra clinica nel tentativo disperato di salvare la sua piccola bambina di 13 mesi, Maria, malnutrita.
“Mia figlia è malata. Ho fatto tutto ciò che potevo per salvarla. Avevo un altro figlio oltre Maria, soffriva dello stesso problema ed è morto a soli 18 mesi. Sto molto male e soffro da quando l’ho perso”.
Per i bambini come Maria le nostre cliniche mobili possono fare la differenza tra la vita e la morte.
I bambini yemeniti non devono essere trattati come statistiche sfortunate o danni collaterali della guerra. Sono bambini e dovrebbero poter giocare, imparare e farsi coccolare dai propri genitori.
Invece vengono bombardati e forzati ad affrontare cose che nessun bambino dovrebbe mai nemmeno vedere. Molti hanno perso tutto: le loro case, i loro amici e anche i genitori.
Questi bambini stanno soffrendo. Hanno bisogno del tuo aiuto. Hanno bisogno di cibo, acqua e cure mediche. Hanno bisogno di sentirsi protetti e di avere la possibilità di essere di nuovo bambini.