Carovana migranti al confine USA: centinaia i minori vulnerabili a rischio
La militarizzazione del confine tra Stati Uniti e Messico e il blocco dell’accesso all’asilo per le famiglie in fuga dalle violenze rischia di traumatizzare ulteriormente i numerosi bambini che dopo un viaggio lungo ed estenuante si trovano già in condizioni di grande vulnerabilità.
È questa la nostra denuncia in risposta alle azioni che il governo degli Stati Uniti ha annunciato nei confronti dei minori e delle loro famiglie che tentano di attraversare il confine Usa-Messico.
Ci sono già più di 13.000 minori non accompagnati trattenuti dal governo negli Stati Uniti ed è fondamentale che i nuovi arrivati vengano trattati con umanità.
“Cercare asilo non è un crimine e usare i bambini come pedine per scoraggiare l’immigrazione è un atteggiamento senza scrupoli. Lavoriamo per difendere i diritti dei bambini e ci opponiamo fortemente sia alla separazione familiare che alla detenzione, poiché queste pratiche sono dannose e distruttive per il benessere di un minore" ha dichiarato Carolyn Miles, Presidente e Direttrice Generale della nostra organizzazione negli Stati Uniti.
Sono centinaia i bambini che fanno parte della Carovana di migranti proveniente dall’Honduras ed è necessario che l’Amministrazione USA fornisca loro e alle loro famiglie la protezione di cui hanno bisogno.
“Eventuali modifiche all’accordo di Flores del 1997 - (l’accordo che stabilisce che i minori detenuti debbano essere rilasciati ai propri genitori, familiari o tutore legale entro e non oltre 20 giorni) - possono rivelarsi gravemente dannose per i bambini. Per questo, nella fase attuale in cui si è chiamati ad esprimersi pubblicamente su regolamenti che consentirebbero la detenzione indeterminata dei minori, incoraggiamo tutti a farsi avanti e a dire la propria contro le modifiche proposte. Una cosa è certa: se tali modifiche dovessero entrare in vigore, bambini già di per sé traumatizzati lo saranno ancora di più” ha concluso Carolyn Miles.
Per approfondire leggi il comunicato stampa.