Come riconoscere i Bisogni Educativi Speciali nella prima infanzia


Innanzitutto dobbiamo partire dalla definizione di Bisogni Educativi Speciali al fine di darne una classificazione e comprendere quali sono i fattori che hanno un ruolo nell’insorgenza dei BES.

Definizione di Bisogni Educativi Speciali


Come suggerisce l’ICF (International Classification of Functioning, disability and health) la definizione di Bisogni Educativi Speciali è: “qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo o di apprendimento, dovuta all’interazione tra vari fattori di salute”.


Questi bisogni possono essere dovuti a diversi fattori che non sempre sono di natura clinica:

  • Disabilità, diagnosticata con l’aiuto di un medico specialista
  • Disturbi evolutivi specifici, anch’essi diagnosticabili
  • Svantaggio socio-economico, linguistico e/o culturale sono invece fattori legati al contesto in cui il bimbo o la bimba si trova a crescere.

Come riconoscere i Bisogni Educativi Speciali


Come accennato per una diagnosi esatta di un Bisogno Educativo Speciale abbiamo bisogno di un aiuto da parte di un medico specializzato. Tuttavia possiamo notare in un primo luogo alcuni comportamenti che possono eventualmente ricondurre a un Bisogno Educativo Speciale del bimbo o della bimba. 


Tra questi possiamo fare attenzione ad alcune difficoltà che i più piccoli possono riscontrare cercando di andare oltre al primo pensiero che potrebbe insorgere in noi come quello della svogliatezza:

  • Difficoltà di concentrazione anche nelle piccole attività di lettura
  • Difficoltà a eseguire semplici esercizi di scrittura
  • Ricordare con fatica le prime nozioni di matematica

Questi sono solo dei piccoli suggerimenti per tenere alta l’attenzione nei confronti dei più piccoli ed, eventualmente, parlarne al proprio medico al fine di comprendere se esiste un reale bisogno.


La povertà educativa e i bisogni educativi speciali


A volte i BES insorgono per fattori esterni e non sono di natura clinica. Il disagio socio-economico vissuto in famiglia, ad esempio, può creare una situazione di svantaggio tipica della povertà educativa, facilmente fraintendibile con un BES clinico.


Un disagio economico famigliare, caratterizzato da condizioni di forte deprivazione non permette al bambino o alla bambina di accedere a opportunità di crescita e di sviluppo adeguate alla sua età. Questa condizione se preesiste sin dalla primissima infanzia può portare a uno svantaggio del singolo rispetto ai suoi coetanei. 


La povertà che colpisce la prima infanzia ha effetti di lungo termine e comporta un maggiore rischio di marginalità ed esclusione sociale per gli adulti di domani. Già a 3 anni è infatti rilevabile uno svantaggio nello sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo dei bambini provenienti dalle famiglie in difficoltà.


La povertà educativa è conseguente ed è una condizione multidimensionale (contesto economico, sanitario, familiare e abitativo, della disponibilità o meno di spazi accessibili e/o di occasioni di socialità e gioco, dell’assenza di servizi di cura e tutela dell'infanzia) che rappresenta un forte condizionamento per bambini, bambine e adolescenti alla possibilità di apprendere, imparare e sperimentare, rispetto ai coetanei provenienti da famiglie più agiate.


Il progetto B.E.S.T. ® - Bisogni Educativi Speciali Territoriali


Silvia Baldini ed Erica Amprino dell’A.P.S. Mitades, partner della Rete ZeroSei Save the Children, ci raccontano la sperimentazione territoriale di un modello di intervento sistemico per la prevenzione e promozione della salute a Milano: il progetto B.E.S.T.® - Bisogni Educativi Speciali Territoriali.


Leggi l’articolo sul sito della Rete Zero-Sei sui Bisogni Educativi Speciali nella prima infanzia e sul progetto B.E.S.T..

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