I principali paesi di origine dei minori soli non accompagnati
Nessun minore dovrebbe essere costretto a lasciare la sua famiglia e il suo paese per fuggire da guerre, dittature, povertà estrema. Purtroppo, però, accade sempre più spesso. In molti casi si tratta di una scelta obbligata per avere qualche chance di sopravvivenza. In altri, la motivazione nasce dalla volontà di emanciparsi dalla estrema povertà familiare e dal sogno di raggiungere una condizione di benessere.
Ma quali sono i paesi che questi minori si trovano a lasciare e, soprattutto, da quali contesti fuggono?
Nel primo “Atlante dei minori stranieri non accompagnati in Italia”, uno spazio è dedicato proprio ad alcuni dei principali paesi di origine e agli scenari dai quali provengono la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che giungono in Italia, fuggendo dai conflitti e dalle violenze, dalla povertà estrema, ma anche da una condizione di mera sopravvivenza, dove non si intravede la possibilità di vivere giorni migliori.
ERITREA
Per molti ragazzi il motivo principale per lasciare l'Eritrea risiede nella volontà di sfuggire a un servizio militare che il governo del Paese, in carica da oltre vent’anni, ha imposto e per il quale sembra non esistere un limite di tempo e di età di arruolamento, come denunciato da numerose associazioni non governative e dalle stesse Nazioni Unite.
Come i loro coetanei, anche le ragazze hanno l’obbligo di leva. In alcuni casi il nostro personale ha intercettato ragazze fuggite da matrimoni combinati finalizzati ad evitare il servizio militare.
La leva per molte persone adulte significa anche una paga insufficiente per sostenere la propria famiglia, riducendo molti in estrema povertà. Per sostenere la famiglia, i giovani si trovano costretti ad abbandonare precocemente il percorso scolastico e iniziare a lavorare anche da molto piccoli.
SOMALIA
La Somalia è uno dei luoghi più poveri del mondo, che sconta decenni di instabilità, turbolenze politiche, e violenze condotte da gruppi armati in molte aree del paese. Anni di conflitto armato caratterizzati da gravissimi crimini e violazioni dei diritti umani hanno costretto milioni di persone a cercare rifugio all’estero, in campi profughi sovraffollati nei Paesi confinanti.
Alla fine del 2016 il conflitto e la crisi alimentare avevano portato a più di 1 milione il numero di sfollati interni al paese.
Sono soprattutto i minori che continuano a essere vittime di abusi per mano delle parti in conflitto: le Nazioni Unite hanno documentato numerosi casi di reclutamento di bambini e di violenza sulle donne: sono molte le vittime di violenze sessuali, mutilazioni genitali e matrimoni forzati.
La situazione in Somalia è resa ancora più difficile dalla gravissima crisi alimentare, conseguenza delle ripetute siccità che negli ultimi anni hanno colpito tutta la regione del Corno d’Africa e che hanno portato al dilagare di epidemie e a un aumento dei casi di malnutrizione.
NIGERIA
Negli ultimi mesi, la Nigeria ha vissuto una crisi economica molto grave causata in parte dal calo del prezzo del petrolio, la maggiore fonte di entrata nazionale. In questo quadro si inserisce la crisi umanitaria nel Nord-Est della Nigeria, risultato di sette anni di violenze che hanno causato più di 20.000 morti e costretto oltre 2 milioni di persone a lasciare le proprie case.
L’insicurezza alimentare è in aumento (la malnutrizione cronica e acuta riguarda il 41% dei bambini al di sotto dei 5 anni) con un’altissima mortalità infantile.
Sempre più giovani decidono di lasciare la propria casa: sono giovani che provengono soprattutto da zone rurali e che cercano prima di tutto un impiego nei grandi centri urbani come Lagos e Benin City, dove però trovare lavoro è diventato sempre più difficile.
A questi giovani si aggiungono molte ragazze che vengono spinte a lasciare la Nigeria e le condizioni di povertà in cui vivono per poi essere intrappolate nel circuito dello sfruttamento e della prostituzione forzata.
GAMBIA
Nel corso del 2016 sono arrivate in Italia 11.929 persone dal Gambia, circa il 40% in più rispetto all’anno precedente. Tra loro si contano molti ragazzi giovanissimi, 3.257 minori non accompagnati, molto di più dei 1.303 sbarcati nel 2015.
Sono in prevalenza ragazzi che scappano da un paese caratterizzato da una sistematica repressione delle libertà di espressione, anche attraverso l’arresto e la detenzione senza processo di giornalisti, e da un diffuso abuso di potere da parte delle autorità civili e militari.
Il Gambia inoltre sta attraversando una grave crisi alimentare e sanitaria: i cambiamenti climatici hanno causato dal 2013 siccità, inondazioni ed epidemie che hanno destabilizzato il settore agricolo sul quale buona parte della popolazione si basa per il sostentamento, aumentando sia il livello di malnutrizione che il tasso di povertà del paese, considerato a basso reddito e sviluppo.
Fino ad oggi migliaia di giovani, che rappresentano oltre la metà della popolazione, hanno visto come unica possibilità la fuga dal paese alla ricerca di protezione all’estero e di una condizione di vita migliore.
EGITTO
Ciò che caratterizza il dato relativo all’Egitto è l’arrivo di moltissimi minori non accompagnati e in proporzioni sempre più importanti.
Si tratta quasi nella totalità di ragazzi molto giovani: nell’ultimo anno abbiamo registrato un abbassamento dell’età media a 14/16 anni, con un aumento di arrivi di bambini di 12 o 13 anni.
La crisi politico-istituzionale seguita alla Primavera araba del 2011 ha deteriorato i servizi pubblici e indebolito il contesto socio-economico nel Paese, determinando un calo generale nello standard di vita della popolazione. Molti giovani decidono di partire a causa della mancanza di opportunità: secondo le stime ufficiali, la povertà diffusa avrebbe portato ad un aumento nel numero dei giovani egiziani costretti alla vita di strada e a rischio di sfruttamento e tratta.
AFGHANISTAN
Nonostante alcuni significativi progressi nell’ultima decade, l’Afghanistan rimane uno dei paesi peggiori dove essere bambini e crescere.
Negli ultimi due anni, infatti, sono nuovamente aumentate le violenze e i conflitti interni al paese. Il conflitto interno al paese sta sempre più coinvolgendo anche i bambini: nel 2016, 923 bambini sono stati uccisi e più di 2.500 sono rimasti feriti.
Restano ancora da affrontare molte sfide anche sotto il punto di vista dell'accesso alle cure sanitarie e quasi il 40% della popolazione afghana vive in condizioni di povertà.
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