Le terribili condizioni di vita per i migranti in Libia
GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI
Cosa succede in Libia oggi. Leggi l'articolo.
Il lungo viaggio dei ragazzi e delle ragazze partiti dalla regione del Corno d’Africa o dai Paesi dell’Africa Occidentale si conclude quasi sempre sulle coste libiche del Mediterraneo.
La Libia rimane, nonostante i conflitti e gli scontri armati che hanno destabilizzato il paese dalla caduta del regime di Gheddafi nel 2011, un importante paese di transito e di destinazione per tutti coloro che sono in fuga da povertà, conflitti e persecuzioni ma le condizioni di vita nel Paese sono molto difficili.
Per i rifugiati e i migranti, i cui bisogni sono in parte gli stessi di quelli della popolazione libica vittima del conflitto (come l’assenza o l’accesso limitato ai servizi di base), la situazione è anche peggiore.
I racconti riportati parlano molto spesso di abusi fisici e mentali orribili tra cui stupri, torture, percosse e sequestri ad opera dei trafficanti, gruppi armati e bande criminali.
Una situazione di illegalità dilagante e di violenza generalizzata che ha convinto anche coloro che avevano raggiunto la Libia per trovare un lavoro a lasciare il paese e tentare l’attraversamento del mare verso l’Europa.
Rifugiati e migranti spesso vengono arbitrariamente arrestati e imprigionati in centri di detenzione dove rimangono per lunghi periodi di tempo in condizioni disumane, senza accesso alle cure mediche, acqua potabile, servizi igienici o cibo.
Secondo quanto riportato da Human Rights Watch, le condizioni nei centri di Tripoli, Zawiya e Sabratha sono definite da alcuni ex detenuti come agghiaccianti: sovraffollamento estremo, celle sporchissime e cibo insufficiente.
Tra gli abusi testimoniati vi sono uccisioni, percosse, lavoro forzato e violenze sessuali contro uomini e donne. In questo contesto l’essere donna o bambino rappresenta un ulteriore fattore di vulnerabilità. Le ragazze in particolare sono tra coloro a più alto rischio di violenza sessuale, mentre sono stati documentati molti casi in cui bambini sono stati reclutati dalle milizie armate che si combattono nel paese.
Quella che segue è solo una delle tante testimonianze raccolte.
"Le atrocità sono cominciate nel deserto. I trafficanti e gli autisti erano perennemente drogati. Chi disobbediva ai loro ordini, veniva bruciato. Non nel senso che lo ustionavano. Nel senso che gli davano fuoco, letteralmente, dopo averlo cosparso di petrolio.
Vicino a Tripoli, siamo stati 4 mesi in una fabbrica abbandonata. Più di 1.000 persone traumatizzate. Se parlavi con qualcuno, ti picchiavano. Se eri una donna, ti violentavano. E se ti facevano telefonare a casa, era solo per far sentire ai tuoi familiari le tue urla, mentre ti ammazzavano di botte.
Ormai, in Libia tutto avviene illegalmente".
Scopri di più sull'Atlante dei minori stranieri non accompagnati in Italia che racchiude i dati, le storie, le mappe dei loro percorsi e della nuova vita in Italia attraverso un periodo di 6 anni a partire dalle “Primavere arabe” del 2011.
Per rimanere informato su questo e altri temi iscriviti alla nostra newsletter.