“Save the survivors”: storie di bambini che vivono in guerra
Afghanistan, Somalia e Siria sono nella lista dei dieci Paesi peggiori in cui vivere per i bambini, nonché alcune delle principali nazionalità di provenienza delle persone che hanno perso la vita nel terribile naufragio di Crotone, nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa.
La guerra in Ucraina ha riportato l’attenzione alla brutalità dei conflitti e al terribile impatto sui bambini, ma nel mondo ci sono tante altre guerre poco ricordate, come in Siria e in Yemen, che hanno effetti devastanti su di loro: sono circa 449 milioni le bambine e i bambini che nel 2021 hanno vissuto in aree di conflitto. Questi e altri dati, provengono dal nostro rapporto “The Forgotten ones”, diffuso oggi in Italia insieme al video “Save the Survivors", basato su storie vere che mostrano la quotidianità delle bambine e dei bambini che vivono in zone di guerra e le conseguenze degli orrori del conflitto.Per loro, sopravvivere è solo l'inizio. Guarda il video:
Sopravvivere è solo l'inizio
Il rapporto "The Forgotten Ones" viene lanciato nell’ambito della nostra campagna Bambini sotto attacco, che denuncia il drammatico impatto fisico e psicologico della guerra sui bambini e le gravi conseguenze sulla loro crescita. I bambini non causano le guerre, ma sono le vittime più vulnerabili. Tra quelli che riescono a sopravvivere, alcuni non hanno conosciuto altro che violenze o campi profughi. Chiedi insieme a noi che i responsabili delle violazioni contro i bambini siano assicurati alla giustizia.
Sebbene dal 2018 il numero registrato di uccisioni e mutilazioni nei conflitti sia diminuito di circa un terzo, più di 8 mila bambini sono morti o sono stati mutilati nel 2021, con una media di 22 al giorno. La situazione è destinata a peggiorare con il protrarsi dei conflitti in Ucraina e in altri Paesi, come lo Yemen, la Repubblica Democratica del Congo e la Siria, dove dopo 12 anni di conflitto e crisi economica i bambini ora subiscono anche gli impatti negativi del devastante terremoto.
I conflitti peggiori e dimenticati
Il racconto del video "Save the Survivors", basato su storie vere che mostra il grave impatto per i tutte le bambine e i bambini che vivono in zone di guerra, le conseguenze degli orrori del conflitto, e la necessità di fuggire per intraprendere viaggi migratori. Storie che non possono lasciare indifferenti, e non possono essere dimenticate. Come quella di Ruba, dalla Siria, che aveva solo pochi giorni quando ha perso i genitori, uccisi dall'esplosione di un barile bomba. Quella di Kibrom, 13 anni, che dopo aver viaggiato a piedi per un mese con la madre, riparandosi nelle grotte, è perseguitato dai ricordi delle violenze che ha visto durante il viaggio e terrorizzato all'idea di subirne altre. E di Zaid, 9 anni, dello Yemen, ha perso una gamba a causa di un bombardamento mentre giocava con gli amici. "È difficile vivere senza una gamba. Prima giocavo a calcio, correvo e stavo con i miei amici, ma poi una granata mi ha colpito”, ha detto Zaid.
I conflitti peggiori sono spesso quelli di cui si parla di meno. Il rapporto include anche un'analisi della copertura mediatica nei 10 Paesi più colpiti dai conflitti da quando la guerra in Ucraina si è intensificata all'inizio del 2022. Per saperne di più leggi il nostro articolo sulla Copertura mediatica dei conflitti: dall'Ucraina alle guerre dimenticate.
I paesi peggiori dove vivere per i bambini
Ripartiamo da questo dato: circa 449 milioni, sono le bambine e i bambini che nel 2021 hanno vissuto in aree di conflitto. Di questi, più della metà, circa 230 milioni, si trova nelle zone di conflitto più pericolose, con un aumento del 9% rispetto all'anno precedente. Dal rapporto “The Forgotten Ones”, ecco i peggiori Paesi dove vivere per i bambini:
- 1. Yemen: secondo la nostra analisi che si basa sul numero di gravi violazioni registrate dalle Nazioni Unite, sull'intensità del conflitto e sulla percentuale e il numero di bambini che crescono in condizioni di violenza a causa di esso, lo Yemen è in cima alla lista dei 10 peggiori Paesi colpiti da conflitti dove vivere per i bambini nel 2021.
- 2. Afghanistan e territori palestinesi occupati (OPT): i due contesti insieme nel 2021 hanno registrato il più alto numero di bambini uccisi o mutilati a causa dei conflitti: 633 bambini sono stati uccisi e 1.723 sono stati mutilati a causa di ordigni esplosivi improvvisati, di esplosioni o residuati bellici esplosivi.
- 3. Somalia: nel Paese sono stati 793 i bambini uccisi o mutilati. La Somalia da un decennio, è segnata da un numero drammaticamente alto di violazioni nei confronti dei più piccoli, con una media di 847 bambine e bambini uccisi e mutilati ogni anno.
- 4. Siria: in questo grave contesto, si registra il secondo più alto tasso di reclutamento e utilizzo di bambine e bambini, con 1.301 casi segnalati: il dato peggiore mai toccato nel Paese e drammaticamente in crescita rispetto al 2016, quando erano 961.
Nel periodo di riferimento, l'Africa ha registrato il numero più alto di bambini colpiti da conflitti, 180 milioni, seguita dall'Asia, 152 milioni e dalle Americhe, 64 milioni. Il Medio Oriente ha ospitato la più alta percentuale di minori che vivono in aree di conflitto, ovvero 1 bambino su 3 e, se l'Europa ha registrato il numero e la percentuale più bassi, si prevede che questi numeri saliranno drammaticamente a causa dell'escalation di violenza in Ucraina.
Sebbene la cifra globale dei bambini che vivono in paesi in conflitto nel 2021 registri un leggero calo rispetto all’anno precedente, la drammaticità del fenomeno è evidente, perché riguarda un bambino su 6 a livello globale. Inoltre, considerato che il conflitto in Ucraina è scoppiato a febbraio del 2022, quest’analisi non include i milioni di minori ucraini coinvolti nella guerra.
Bambini sotto attacco
"I bambini non causano o iniziano le guerre, ma è innegabile che siano le vittime più grandi e più vulnerabili di ogni conflitto. Il mondo deve continuare a proteggere i bambini dell'Ucraina, facendo al contempo molto di più per garantire che i bambini di altri Paesi colpiti da conflitti siano assistiti ", ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children.
Ci impegniamo ogni giorno per fornire alle bambine e ai bambini che vivono nelle zone di conflitto un sostegno immediato e a lungo termine per ricostruire le loro vite. E proprio con la campagna Bambini sotto attacco, chiediamo che i governi e le organizzazioni internazionali diano priorità alla protezione dei minori e al loro benessere. Con la petizione “I bambini in guerra sono sotto attacco. Puniamo i crimini commessi contro di loro”, chiediamo inoltre al Governo italiano di ascoltare seriamente le bambine e i bambini vittime di reati gravi nei processi legali, di ampliare la giurisdizione universale per consentire di perseguire i responsabili di gravi violazioni dei loro diritti in qualsiasi parte del mondo, di documentare i crimini contro i minori e stanziare risorse per rafforzare i meccanismi esistenti.
Inoltre, siamo tra le prime organizzazioni no profit a varcare la soglia del Metaverso, grazie alla collaborazione con la società Coderblock.Entra insieme a noi per la prima volta nel Metaverso e conosci le storie dei bambini che vivono in zone di conflitto e interagire con diversi contenuti multimediali legati alla campagna.
Per approfondire leggi il comunicato stampa.