Apprendimento digitale: opportunità e sfide
Le tecnologie digitali hanno un impatto su molti ambiti della nostra vita e tra questi anche il mondo dell’educazione. L’apprendimento digitale ha poi conquistato la scena nei mesi di questo lungo lockdown: con la sospensione delle attività didattiche, la chiusura delle scuole e numerose altre misure restrittive, la didattica a distanza supportata dagli ambienti digitali è divenuta la realtà del nostro sistema scolastico.
Apprendere attraverso il digitale, una riflessione pedagogica
Una delle riflessioni più ricorrenti tra i vari attori che si occupano di educazione, e non da oggi, è legata proprio a come guidare bambini/e ragazzi/e nello sviluppo di quelle competenze utili a costruire una cittadinanza digitale attiva e responsabile nella crescente liquidità dell’era contemporanea curando quelle competenze digitali volte all’adattamento al mondo della velocizzazione dei processi e coltivando al contempo l’attitudine al pensiero lento. È indispensabile dunque una riflessione che non sia solo tecnologica ma che sia innanzitutto pedagogica.
Gli ambienti di apprendimento digitali
Se da un lato la diffusione di questi nuovi strumenti ha consentito un salto di qualità nei programmi di formazione permettendo la creazione di ambienti di apprendimento aperti e flessibili e contribuendo alla diffusione delle conoscenze, ciò non toglie che esse possano fornire reale valore aggiunto solo quando si coniugano con altri, validi fattori extra tecnologici.
Pensiero, concentrazione, attenzione, memoria, sono attività cognitive che possono modificarsi nell’interazione con tecnologie e ambienti digitali. Informatica e multimedialità sono fortemente centrate sull’immagine e sulla via visiva, cui è associata appunto una forma di intelligenza visiva– neurobiologicamente distinta – dominata dalla logica della simultaneità, propria delle relazioni nello spazio. La via uditiva, quella del linguaggio e poi della scrittura, è invece associata all’intelligenza linguistica, di natura logico-sequenziale, propria delle relazioni nel tempo. Si tratta di una distinzione importante.
Nell’ambito del naturale adattamento all’ambiente, bambini/e e ragazzi/e sembrerebbero mostrare oggi una predisposizione all’approccio intuitivo. Il lavoro di elaborazione linguistica di tipo analitico, soprattutto secondo le forme più rallentate e strutturate della lingua scritta, risulta invece sfavorito. Questo richiede infatti un rallentamento riflessivo, più faticoso e sfavorito nella società di oggi in cui è presente a tutti i livelli un’attitudine pragmatica e funzionale per cui il risultato è atteso con immediatezza e facilità.
Opportunità e sfide
Si parla poi di saturazione cognitiva. La macchina può assorbire attenzione, disperdere o produrre sovraccarico informativo. Appoggiarsi alla macchina significa arrivare automaticamente a una soluzione scavalcando elaborazioni e processi intermedi che l’alunno potrebbe invece realizzare autonomamente. Questo potrebbe portare a disabilitare processi cognitivi di rilievo.
D’altro canto, altre possibilità si aprono alla riflessione educativa sul piano del consolidamento di capacità cognitive già possedute, dell’internalizzazione di funzioni proprie del mezzo, del conseguimento di risultati conoscitivi non altrimenti accessibili. Nel contesto didattico le tecnologie digitali, tendenzialmente, spostano l’attenzione dal docente all’allievo, dal piano individuale a quello collaborativo ed accrescono l’interesse di bambini e ragazzi.
Per ulteriori approfondimenti sul tema si veda anche il webinar SIC “Processi cognitivi sempre più mutevoli: gli apprendimenti mediati dalle tecnologie digitali” realizzato nell’ambito del progetto Generazioni Connesse.